La politica estera dell'Italia fra le due guerre (II) chiara scelta politica, venisse stabilmente inserito in un organico sistema di scambi internazionali. Bisogna aggiungere che la politica autarchica avrebbe potuto produrre i suoi effetti più importanti solo nel lungo periodo. Le profonde trasformazioni che essa imponeva non potevano dare i loro frutti in un tempo troppo breve. Il fascismo dette l'avvio a tali trasformazioni, e si deve riconoscere che lo fece in maniera sostanzialmente organica, creando alcune strutture portanti che, dopo la sua caduta, sarebbero rimaste in piedi per svolgere un ruolo essenziale nell'economia italiana 28 • Ma tutto ciò era viziato dalla mancanza di una chiara linea di politica estera: il sistema economico italiano non poteva fare da sé; avrebbe potuto assolvere le funzioni che gli venivano assegnate solo integrandosi con altri sistemi. Ma questo il regime non voleva ammetterlo. A parte il fatto che i processi di trasformazione fondamentali per l' « autarchia » erano ostacolati e rallentati, oltre che dalle difficoltà valutarie, dal crescente impegno richiesto dall'« impresa » spagnola. In tali condizioni, l'« autarchia » si tramutò progressivamente, invece che in un fattore di indipendenza, in un fattore di dipendenza dall'estero (e soprattutto dalla Germania). Nello stesso periodo, fra contraddizioni e rinvii, si cominciarono a gettare le basi per la « n1odernizzazione » dell'apparato n1ilitare. Anche tale « modernizzazione » però - dato che il paese non aveva le risorse per apprestare uno strumento bellico polivalente - era viziata in partenza dalla mancanza di una chiara linea di politica estera. Fra i programmi delle tre Forze Armate, solo quelli della Marina procedettero con una certa continuità. Nella seconda metà degli anni trenta, la Marina - che in precedenza si era dotata di un buon numero di incrociatori pesanti e leggeri, di unità minori e di sommergibili ed aveva 28 Il sistema creditizio italiano assunse allora la fisionomia che ha ancora oggi. Con la legge 12 marzo 1936 e le successive disposizioni integrative fu creato un organico sistema di promozione del risparmio e di coordinamento del credito, con un organo di vigilanza sugli istituti e sulle aziende di credito. La Banca d'Italia fu trasformata in istituto di diritto pubblico e posta effettivamente al centro del sistema creditizio, mentre veniva adottata una netta distinzione fra credito a breve (ordinario) e credito a medio e lungo termine. In questo quadro vennero ampliate le funzioni dell'IMI, per l'esercizio del credito mobiliare a medio termine, e vennero precisate le funzioni degli istituti di credito di diritto pubblico e delle banche di interesse nazionale. Questo complesso di provvedimenti fu affiancato da una serie di misure dirette al riordinamento finanziario e tributa:::-io ed al regolamento degli scambi con l'estero. Anche per il settore industriale furono adottati provvedimenti importanti, che riguardarono soprattutto il meccanismo delle « partecipazioni statali»; fu allora che l'IMI assunse la struttura fondamentale che conserva tuttora, con le sue finanziarie di settore. 109
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