Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La politica estera dell'Italia fra le due guerre (II) chiara scelta politica, venisse stabilmente inserito in un organico sistema di scambi internazionali. Bisogna aggiungere che la politica autarchica avrebbe potuto produrre i suoi effetti più importanti solo nel lungo periodo. Le profonde trasformazioni che essa imponeva non potevano dare i loro frutti in un tempo troppo breve. Il fascismo dette l'avvio a tali trasformazioni, e si deve riconoscere che lo fece in maniera sostanzialmente organica, creando alcune strutture portanti che, dopo la sua caduta, sarebbero rimaste in piedi per svolgere un ruolo essenziale nell'economia italiana 28 • Ma tutto ciò era viziato dalla mancanza di una chiara linea di politica estera: il sistema economico italiano non poteva fare da sé; avrebbe potuto assolvere le funzioni che gli venivano assegnate solo integrandosi con altri sistemi. Ma questo il regime non voleva ammetterlo. A parte il fatto che i processi di trasformazione fondamentali per l' « autarchia » erano ostacolati e rallentati, oltre che dalle difficoltà valutarie, dal crescente impegno richiesto dall'« impresa » spagnola. In tali condizioni, l'« autarchia » si tramutò progressivamente, invece che in un fattore di indipendenza, in un fattore di dipendenza dall'estero (e soprattutto dalla Germania). Nello stesso periodo, fra contraddizioni e rinvii, si cominciarono a gettare le basi per la « n1odernizzazione » dell'apparato n1ilitare. Anche tale « modernizzazione » però - dato che il paese non aveva le risorse per apprestare uno strumento bellico polivalente - era viziata in partenza dalla mancanza di una chiara linea di politica estera. Fra i programmi delle tre Forze Armate, solo quelli della Marina procedettero con una certa continuità. Nella seconda metà degli anni trenta, la Marina - che in precedenza si era dotata di un buon numero di incrociatori pesanti e leggeri, di unità minori e di sommergibili ed aveva 28 Il sistema creditizio italiano assunse allora la fisionomia che ha ancora oggi. Con la legge 12 marzo 1936 e le successive disposizioni integrative fu creato un organico sistema di promozione del risparmio e di coordinamento del credito, con un organo di vigilanza sugli istituti e sulle aziende di credito. La Banca d'Italia fu trasformata in istituto di diritto pubblico e posta effettivamente al centro del sistema creditizio, mentre veniva adottata una netta distinzione fra credito a breve (ordinario) e credito a medio e lungo termine. In questo quadro vennero ampliate le funzioni dell'IMI, per l'esercizio del credito mobiliare a medio termine, e vennero precisate le funzioni degli istituti di credito di diritto pubblico e delle banche di interesse nazionale. Questo complesso di provvedimenti fu affiancato da una serie di misure dirette al riordinamento finanziario e tributa:::-io ed al regolamento degli scambi con l'estero. Anche per il settore industriale furono adottati provvedimenti importanti, che riguardarono soprattutto il meccanismo delle « partecipazioni statali»; fu allora che l'IMI assunse la struttura fondamentale che conserva tuttora, con le sue finanziarie di settore. 109

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