Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La rivincita di Croce di concreto impegno storico e politico, senza fumisterie, senza elucubrazioni intellettualistiche (così come appunto si presentano la filosofia e la prosa crociana). Una scelta di libertà, senza compromessi, senza riserve mentali; una libertà concreta, storica, da attuare e da difendere in ogni mornento, senza progetti astratti, ma con un lavoro culturale e politico da svolgersi in una precisa situazione storica, consapevoli dei limiti, spesso in1mediatamente invalicabili, che questa presenta. Non è, co1ne potrebbe sembrare a prima vista, una posizione facile: è invece molto più facile chiudersi in un gretto conservatorismo, nell'adorazione dell' sistente, o proiettare la salvezza totale nel futuro, dopo l'apocalisse (che è il mezzo più comodo per passare per progressisti, favorendo nel contempo il permanere della situazione di fatto). A nostro avviso dunque, essere crociani significa più questo che non discutere delle forme dello Spirito: e proprio per questo oggi si preferisce nan parlare di Croce; perché la dottrina del filosofo napoletano rappresenta la perfetta antitesi della confusione culturale che oggi domina il nostro paese. In essa infatti vi sono tutti gli strumenti idonei per confutare il frenetico attivismo, il mediocre conservatorismo, l'astratto progressismo, il funesto scientisn10, e tanti, tanti altri inali del nostro tempo. Così, per evitare questa difficile scelta, si preferisce non parlare e quasi credere, o lasciar credere ai più giovani, che nella nostra tradizione culturale non esista una filosofia veramente « civile », p r cui il nostro paese sarebbe come condannato a oscillare fra il conservatorismo e il giacobinismo per mancanza di punti di riferimento precisi (che però nella nostra tradizione culturale sono assai più di quanti si creda, essendoci, accanto a Croce, i Cattaneo, i Labriola, i Gobetti, i Salvemini, gli Einaudi, non1i ai qua]i non si fa quasi più riferin1ento, nomi dei quali nel nostro paese sembra quasi si abbia paura). Come paura si ha di Croce: perché questo, secondo noi, è l'aspetto più tragico della della situazione; ci troviamo infatti di fronte a una cultura che sembra avere paura di contaminarsi richiamandosi a quella che è invece la sua migliore tradizione, che ha paura di cercare nel suo stesso passato i punti di riferimento indispensabili per capire il presente e quindi preparare il futuro. Ma da che cosa nasce questa paura? Si fonda soltanto su motivi pratici, sulla preoccupazione di non essere in vista, di essere accusati di passatismo, di conservatorismo culturale, o ha invece altre e più profonde motivazioni? Fermiamoci a Croce, che è l'argomento principale del nostro discorso e che ci permetterà di capire perché, 9

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