Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La politica estera dell'Italia fra le due guerre (II) apparato militare, per attuare, negli anni successivi, una politica veramente autonoma. In realtà, quella vittoria era stata resa possibile, non solo dal fatto che l'Italia aveva condotto le operazioni con i metodi delle guerre europee contro un'avversaria dotata di strutture militari estremamente arretrate, ma anche dall'« inattività » della Royal Navy, dal modo in cui erano state applicate le sanzioni, dalle forniture tedesche ed americane 14 e dal fatto che il canale di Suez era rimasto aperto. In un modo o in un altro, l'Italia doveva essere grata a tutti perché avevano consentito al suo esercito di vincere. Anche se tutti avevano sottovalutato quest'esercito, che allora - mentre il riarmo tedesco era appena agli inizi e mentre l'esercito francese si andava fossilizzando nel mito della Maginot e del « fronte continuo » - era senza dubbio uno dei più efficienti d'Europa 15 • D'altra parte, qualche dubbio sulla rapida conclusione della campagna dovette averlo pure Mussolini, se è vero - come sostiene nelle sue memorie Charles-Roux, allora ambasciatore di Francia presso il Vaticano - che il 9 aprile 1936 fece pervenire alla Santa Sede, con la richiesta di inoltrarle a Londra e a Parigi, delle proposte per un accordo diretto tra l'Italia e il Negus 16 che caddero perché l'Inghilterra e la Francia non vollero interessarsene (forse i successori di Hoare e Lava!, a parte le loro minori simpatie per l'Italia, non volevano tirarsi addosso un'altra tempesta politica come quella che aveva portato alla caduta dei loro predecessori). Comunque, la rapida fine delle operazioni militari pose termine, almeno per il momento, alle preoccupazioni di Mussolini. E probabilmente anche alle speranze di coloro che, in altri paesi, avevano 14 La Germania, uscita dalla Società delle Nazioni, logicamente non applicò le sanzioni. Anzi colse l'occasione che le si offriva per divenire la pit1 importante fornitrice di carbone dell'Italia. Gli Stati Uniti si limitarono, in base alle loro leggi sulla neutralità, a non fornire armi all'Italia. 15 All'epoca della guerra d'Etiopia, gli armamenti italiani, anche se risalivano in massima parte alla prima guerra mondiale, non potevano ancora essere considerati obsoleti (la « rivoluzione tecnologica >) nel campo degli armamenti era appena all'inizio) e perciò potevano essere impiegati utilmente in operazioni sia di tipo « europeo » che di tipo « coloniale». Per un conflitto come quello etiopico, l'artiglieria italiana era anche sovrabbondante ed i carri leggeri, idonei ad operare in terreni difficili, erano. adatti allo scopo. Inoltre l'aviazione italiana, padrona assoluta del cielo, poté dare spesso un contributo determinante alle operazioni· terrestri. 16 Sembra che Mussolini temesse che il Negus, approfittando dell'imminente inizio della stagione delle piogge, potesse dare inizio a vaste operazioni di guerriglia, assumendone personalmente il comando. Le sue preoccupazioni cessarono quando, ai primi di maggio', il Negus lasciò l'Abissinia. La guerriglia, comunque, si sarebbe sviluppata lo stesso e sarebbe terminata solo nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, con la fine dell'Impero· italiano in Africa Orientale. 103

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