Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Vittorio Barbati liani. È impossibile che i governanti inglesi ignorassero queste cose. Ed è anche impossibile che le ignorasse Mussolini. Quali intenzioni o quali concordanze politiche si nascondevano dietro la « minacciosa » entrata nel Mediterraneo della « Home Fleet »? La risposta spetta agli storici se riusciranno a trovare la tessere che mancano al mosaico. Ragionevolmente si può ritenere che, con molte o poche munizioni, la Royal Navy, se avesse voluto impegnarsi, avrebbe potuto impedire la conquista italiana dell'Etiopia. La sua n1ossa « minacciosa » rappresentò, con ogni probabilità, solo del fumo negli occhi dell'opinione pubblica inglese e mondiale, per mascherare una decisione politica e strategica contraria ad ogni intervento. E ciò porta a ritenere che Mussolini corse certi rischi perché sapeva di poterli correre. Il comportamento della Gran Bretagna e della Francia si spiega meglio se si considera che le sanzioni contro l'Italia non furono certo applicate in modo rigido. Probabilmente, nemmeno i successori di Hoare e Laval volevano distruggere il « Fronte di Stresa ». D'altra parte, questo non autorizza a pensare che i franco-inglesi vedessero di buon occhio un'eventuale vittoria italiana. In maggioranza, gli esperti militari di tutti i paesi ritenevano che la lotta in Abissinia sarebbe durata parecchi anni e che l'Italia avrebbe incontrato difficoltà insormontabili. Senza inimicarsi l'Italia, senza spingere a fondo le sanzioni, senza compiere passi irreparabili, i franco-inglesi avrebbero potuto attendere, in base a tali previsioni, che fltalia, dopo essersi rotta la testa contro la resistenza etiopica, tornasse a più n1iti consigli. Allora essi avrebbero potuto vantare le loro « benernerenze » verso di essa ed imporle le loro condizioni. Non si può escludere un calcolo del genere. E non si può nemmeno escludere che un calcolo simile lo facessero anche i tedeschi, essi pure scettici sulle possibilità dell'Italia di concludere rapidamente l'{(impresa » etiopica. Hitler voleva sfruttare la situazione per uscire dall'isolamento politico in cui si trovava. Appunto per questo osteggiò il piano « Laval-Hoare », che avrebbe potuto portare alla ricostituzione del « Fronte di Stresa » e si adoperò per attrarre l'Italia dalla sua parte. Tuttavia i motivi di diffidenza e di frizione che dividevano i due paesi non erano spariti. Anzi, alla questione austriaca si era aggiunta una nuova rivalità che li opponeva nell'area danubiano-balcanica, tradizionale punto d'incrocio degli intrighi europei. La rapida conclusione della campàgna etiopica - il 5 maggio 1936 Badoglio entrò in Addis Abeba e il 9 fu proclamato l'Impero - sconvolse i calcoli delle cancellerie europee. Pochi forse compresero che l'Italia avrebbe pagato la sua vittoria a caro prezzo, perché lo sforzo sostenuto le avrebbe impedito dì « modernizzare » tempestivamente il suo 102

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