Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La politica estera dell'Italia fra le due guerre (Il) un contegno reticente che aggravò la posizione di Hoare. Questi, tornato a. Londra, non volle sconfessare la sua politica 7 e preferì dimettersi. Il 22 dicembre, Antony Eden lo sostituì al « Foreign Office ». Così il compromesso, che finalmente aveva incontrato il favore di Mussolini, cadde. E la parola rimase alle armi. Questi furono gli aspetti esteriori della crisi etiopica. Dietro di essi, però, si celano, soprattutto per quanto riguarda i rapporti italo-britannici, molti punti oscuri. In quel periodo, la condotta inglese verso l'Italia fu estremamente contraddittoria. E ciò fa supporre l'esistenza di forti contrasti fra i responsabili della politica britannica: ossia di un disaccordo di fondo fra coloro che volevano opporsi all'Italia anche con la forza e coloro che, invece, volevano mantenere in vita il « Fronte di Stresa ». Non sappiamo com'erano ripartiti questi due schieramenti, oltre che nel Gabinetto, negli ambienti del « Foreign Office», del Ministero delle Colonie e dell'Ammiragliato. Né sappiamo se esistevano delle rivalità fra questi organismi. Ma sappiamo che le iniziative inglesi non furono sempre univoche. Si sostiene, in genere, che l'Inghilterra non agì militarmente perché era impreparata e perché la Francia si opponeva. Sia sotto il profilo politico che sotto il profilo militare questa spiegazione regge fino ad un certo punto. Per quanto riguarda l'aspetto politico della questione è certo che non era solo Hoare a voler 1nantenere l'Italia dalla parte della Gran Bretagna. Nel rapporto di un co1nitato intermjnisteriale, presieduto dal sottosegretario di Stato permanente 8 alle Colonie, Maffey, si concludeva che l'espansione italiana in Africa Orientale non era incompatibile con gli obiettivi britannici purché fosse garantito all'Inghilterra il rispetto dei suoi interessi nella zona del lago Tana. Ora, questo rapporto - reso noto da Mussolini, che lo aveva avuto dal S.I.ìv1. 9 , quando la controver7 Nelle sue memorie, Hoare ammette sia di essere rimasto sorpreso dalla pubblicità data da Laval al loro incontro di Parigi ed al « piano » e sia ài aver sottovalutato le reazioni dell'opinione pubblica britannica. E sostiene che gli sembrava « così ovviamente giusio mantenere l'Italia dalla nostra parte» da non ritenere difficile spiegare al governo e al paese i pericoli di un fallimento del compromesso da lui tentato. 8 Carica corrispondente a quella di Segretario Generale presso alcuni nostri Ministeri. 9 Il S.I.M. (Servizio Informazioni Militari) venne in possesso, a quanto si sa oggi, di molti documenti durante la crisi etiopica (ed anche dopo). Mussolini era p~rciò abbastanza bene informato sulle intenzioni inglesi e ricorse anche, più di una volta, alla pratica, piuttosto discutibile, di rendere noto quando gli veniva comunicato dal servizio informazioni. Non sappiamo invece, dato cp.e in questo caso il mistero non si è diradato, di quali informazioni disponessero, grazie all' « Intelligence Service » (notoriamente efficiénte), i governanti britannici. Si deve comunque ritenere che anch'essi sapessero parecchie cose. E non si può nemmeno escludere - siamo nel campo delle ipotesi - che, in qualche caso, le « fughe di notizie » siano state « volute». 99

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