A;J aria Del Vecchio risolverebbe in definitiva in uno scavalcamento delle confederazioni sindacali: si tratta forse anche di questo. Ma la risposta repubblicana è negativa soprattutto perché il confronto, contrariamente alle conclusioni di Trentin e alle affermazioni di Lama, rischia di risolversi in una sorta di confronto di tipo settoriale e tecnocratico e, comunque, non rispondente alla logica della programmazione che richiede una assunzione di responsabilità, di direzione e di decisione dei soggetti primari della programmazione: lo Stato in primo luogo e le Regioni per la parte indispensabile di loro partecipazione alla elaborazione di una politica di sviluppo equilibrato del Paese. La capacità operativa, poi, delle Regioni meridionali non sta tanto nella loro « unione sacra », quanto nella volontà e capacità di vedere in forma unitaria ed in modo realistico il problema del Mezzogiorno, con metodi nuovi e per il raggiungimento di obiettivi chiari che possono riassumersi nell'obiettivo degli obiettivi che consiste nell'aumento dell'occupazione. Direi, in conclusione, che questa conferenza si rivelerà utile proprio per questo: se sarà capace di richiamare le Regioni e le loro maggioranze, il governo e la sua maggioranza, tutte le forze politiche di governo e di opposizione al proprio dovere di ricercare gli stru1nenti adatti per evitare di ricadere di nuovo in una illusione dalla quale siamo amaramente usciti e nella quale non vogliamo, se volete come meridionali, assolutamente più ricadere. MARIO DEL VECCHIO 94
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