Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

La progrCL1n1nazioneper Regioni Basterebbe citare per tutte, non certo la mia parte politica, a questo proposito, ma le tesi dello stesso partito comunista e dell'on. Amendola sul Mercato Comune e sull'Europa in generale. La realtà è che di fronte alla Conferenza vi è un grosso problema che le Regioni, e quelle meridionali in prin10 luogo, non possono ignorare. L'on Reichlin, che vedo qui presente, lo ha affrontato con Saraceno, con Compagna, con Vignola, con 1\1.orlino in occasione della « Giornata del Mezzogiorno » alla Fiera del Levante, nel settembre scorso. Il problema cioè che il prof. Saraceno poneva a Bari in un certo senso meritò, se non una adesione, sicuramente la grande e preoccupata attenzione qi forze politiche e sindacali rappresentate in quella riunione. Saraceno disse: che cosa si può fare per il Mezzogiorno? Sembra quasi la domanda che si poneva oggi Chiaromonte. Cosa si può fare nell'immediato, in un periodo in cui - aggiungeva il prof. Saraceno - il sistema industriale di tutto il mondo tende, sotto la spinta dell'infllazione da costi, a « risparmiare lavoro» e non ad incrementarlo? È stato risposto da Saraceno stesso con l'invito ad aumentare la produttivita inedia del sistema, attraverso la strada dei consumi sociali; il problema che in questa Conferenza è stato posto, ma in certo senso solo marginalmente. Questo problema emerg dal discorso dell'on. Lama, che ha parlato in rappresentanza delle Confederazioni sindacali. A me è sembrato che gli abbia, però, sostanzialm.ente rifiutato la teoria dell'economista cattolico, con un'osservazione rapida, secondo cui dietro di essa si mascherer bbe l'obi ttivo di una razionalizzazione capitalistica. Ma non mi sen1bra che vi siano stati approfondimenti al riguardo, almeno da questa tribuna. La t si dell'on. Lama (e sostanzialmente anche quella del rappresentante della Federazione dei Metalmeccanici, del segretario generale Trentin) della necessità di un modello alternativo di sviluppo basato sulJa ristrutturazione della domanda internr!, per il modo poco esplicito e son1mario in cui, forse necessariamente, a questa tribuna è stato presentato, non ha costituito finor8. un contributo determinante al dibattito per la elaborazione di una nuova politica di sviluppo. Se abbia1no ben capito, la proposta sarebbe quella di modificare l'attuale composizione della domanda interna e di conseguenza la composizione dell'offerta, in 1nodo da privilegiare le attività maggiormente suscettibili di sviluppo e 1naggiormente in grado di contribuire alla risoluzione dei problemi sociali del Paese. Se la proposta è questa, e non mi sembra che possa esse·re diversa, le osservazioni che ci restano da fare sarebbero due. La prim_a è che si tratta della indicazione che sta alla base della 91

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