Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

La program,nazione per Regioni zione stessa del Presidente Contu, e del dibattito in corso in questa conferenza, la quale, non dobbiamo dimenticare, è stata promossa dalle regioni meridionali per verificare, ancora una volta, la capacità, in primo ìuogo, delle stesse regioni meridionali, del governo, delle istituzioni democratiche e parlamentari, delle forze sociali e politiche, dei sindacati, di sciogliere i nodi che caratterizzano la crisi attuale del Mezzogiorno e la loro reale volontà politica riguardo a tutta la problematica meridionalistica ~ Questa conferenza, quindi, non può limitarsi ad una denuncia della situazione attuale, del resto a tutti sufficientemente nota. Sono stati citati i dati del censimento del '71 nella relazione. Sappiamo che questi dati ci hanno chiarito ancora una volta che lo sviluppo del l\1ezzogiorno non è stato equilibrato ed armonico come avrebbe dovuto essere. Il censimento ci ha confermato, in cifre, quanto le popolazioni meridionali conoscono bene in via diretta. Negli ultimi anni vi è stato, come tutti sappiamo, un aumento sensibile dell'emigrazione dei lavoratori e nello stesso tempo una diminuzione preoccupante della popolazione attiva. Questi due dati negativi hanno aggravato ancora di più le differenze e gli squilibri tra l'Italia del nord e l'Italia meridionale e hanno reso difficile, come è stato sufficientemente detto con dovizia di riferimenti, la stessa situazione delle aree congeste del settentrione. Lo stesso censimento del '71 ci fornisce anche l'altro campanello di allarme significativo circa l'ammontare delle piccole e medie aziende del Mezzogiorno, delle famose 17.525 medie e piccole aziende del Mezzogiorno, che sono scomparse negli ultimi venti anni, mentre nel resto dell'Italia, tra centro e nord, c'è stato un aumento di oltre 140.000 unità locali nello stesso periodo di tempo. Questa situazione, quindi, è sufficientemente nota, ma l'analisi deve approdare ora alla delineazione di una prospe~tiva ancora più sufficientemente approfondita, che vada al di là di una rivendicazione generica. Questo perché il punto di partenza (riflesso anche nella relazione del Presidente Con tu) è rappresentato più dalle cifre di un bilancio negativo, che dall'approfondimento delle cause e delle ragioni di questa negatività. Da alcuni anni, il meridionalismo democratico, senza abbandonarsi a lamentazioni (come è stato scritto su un giornale sardo) vittimistiche o qualunquistiche, è stato in un certo senso attanagliato nel suo animo da u:qa cocente delusione. Essa deriva dal fatto che il superamento della depressione meridionale non è stato raggiunto (come alcuni, molti prevedevano, e i meridionalisti affermavano agli i_nizi degli anni cinquanta) né in dieci né in venti anni. L'obiettivo, dobbiamo constatare oggi, non è 89

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