Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Tullio D'Aponte che questa debba venir fuori più da una volontà politica che da una determinante tecnica la quale oggi, e forse ancora più domani, appare sempre più labile. Luci ed ombre sulle politiche imprenditoriali. - Per lunghi mesi, il problema del futuro dell'industria chimica italiana ha coinciso con il problema della sorte della maggiore azienda del settore: la Montedison. Le vicende sono note e non ci sembra il caso di ripetere una storia già troppe volte scritta. Per quel che ci riguarda osserveremo soltanto due cose. La prima: mentre a Foro Buonaparte si perde circa un miliardo al giorno, negli uffici più esclusivi della Società si elaborano progetti finanziari che in non poche occasioni scompigliano la borsa italiana e pur fruttando alla Montedison magrissimi affari, hanno l'effetto di realizzare il consolidamento del gruppo di potere che governa l'azienda. La seconda: la lotta tra i Gruppi industriali per la concessione dei pareri di conformità da parte del CIPE, che pur conobbe momenti di aspra tensione, sembra essersi raffreddata per lasciare il posto ad una battaglia ancora più dura tra i due Gruppi chimici che, anche se in modi diversi, dovrebbero avere lo stesso indirizzo politico: quello dell'Ente pubblico che in vario modo li controlla. E questa nuova fase della guerra chimica italiana non è più per questioni spicciole, anche se di bigliettoni, come lo fu quella che contrappose, essenzialmente, SIR a Montedison sulla questione delle autorizzazioni concesse, negate e poi nuovamente concesse con misure differenti d'incentivi finanziari. Questa volta si tratta di cose ben più grosse, che coinvolgono lo stesso futuro delle Aziende, in quanto si riferiscono alla reciproca definizione di ruoli e competenze, nel complesso panorama produttivo dei due Gruppi: ENI e Montedison. Ma, ciò che lascia perplessi è che si ha la netta sensazione che tutta la storia sia più una storia di uon1ini che una storia di imprese. Non può non stupire come il n1anager di oggi, che siede al vertice della Montedison, sia lo· stesso uomo che ieri, dalla poltrona di presidente dell'ENI, fu uno degli artefici della scalata del capitale pubblico al gigante di Foro Buonaparte e che, invece, oggi trovi invadente quella presenza pubblica e preferisca ammiccare a quello stesso padronato di sempre dell'economia italiana. . Così, dopo aver svalutato, dimezzandolo, il capitale sociale e tentato di imporre molte cose, non sempre gradevoli, al Governo per ridare fiato e, poi, nuovo vigore alla Montedison, il suo presidente è diventato il protagonista di uno strano dramma in cui l'altro pr1mo uomo è stato 66

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