Argomenti nuovo consesso internazionale cui è demandato il compito di elaborare un dettagliato schema di riforma del sistema monetario internazionale vigente. Nonostante che tale « Gruppo » per composizione e articolazione istituzionale sia maggiormente in grado, che non il « Gruppo dei dieci·», di tenere conto e di rappresentare , direttamente o indirettamente, le esigenze e gli interessi di tutti i paesi aderenti al Fondo, non sembra che le scelte di prospettiva siano delineabili con sufficiente chiarezza a breve scadenza. Dalle dichiarazioni più recenti la dimensione cooperazionale risulta comunemente accettata, ma la sua traduzione in termini operativi incontra ostacoli non indifferenti di ordine politico ed ideologico. Gli stessi problemi monetari, d'altra parte, non sono risolvibili senza tenere conto debitamente di quelli economici generali. È quest'ultimo, un dato fra i più rilevanti: la costatazione, cioè, che l'economia mondiale, in questo dopoguerra, si è evoluta da una struttura sostanzialmente imperniata su due cardini - gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - ad una più articolata che vede l'Europa, il Giappone e per certi aspetti gli stessi paesi emergenti giocare ruoli non più di subordinati. A ben guardare gli avvenimenti monetari di questo scorcio del 1973 costituiscono ulteriore e più recente verifica del grado di disarticolazione cui andrebbe incontro l'economia internazionale qualora una reale prospettiva di riforma non adeguasse, fra gli altri, anche il sistema monetario al livello di integrazione già conseguito in questo dopoguerra. · In questo senso si possono considerare due esempi particolarmente rilevanti. A livello europeo la controversia sviluppatasi tra « monetaristi » ed « econon1isti », relativamente all'unificazione economica e monetaria, si è palesata come sterile dialettica. Almeno nella misura in cui ha messo in secondo piano la pressante necessità per l'Europa di compiere quel salto di qualità, non solo economico e produttivo, che solo può metterla in grado di procedere verso ulteriori e più significativi stadi d'integrazione, e soprattutto di reggere sul piano di parità il confronto con i siJ sterni più sviluppati del contesto internazionale. Per quanto concerne gli USA, d'altra parte, c'è da chiedersi fino a che punto poss<;1nocontare sul persistere di una situazione tale da consentire loro di m.antenere un atteggiamento di « benign neglect » sulle vicende del dollaro. In realtà, il problema sul tappeto oggi è quello di riconsiderare organicamente l'assetto strutturale delle relazioni econo1nico-commerciali tra i partners mondiali. Indubbiamente c'è un prezzo politico che tutti, indistintamente, devono pagare. Prezzo individuabile con facilità nella progressiva perdita di autonomia e in taluni casi - come in quello del59
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