Bruno Visentini In uno dei momenti più difficile della sua storia Venezia trovò la salvezza abbandonando gli alleati, che essa considerava incerti, e cercando di negoziare direttamente con il nemico per salvare ciò che ancora riteneva possibile salvare. Alle rimostranze di chi invocava la solidarietà cristiana, fu risposto: « Prima viniziani e poi cristiani ». Non oserei chiedere altrettanto. Ma vorrei chiedere una cosa assai più modesta e più aggiornata: « Prima veneziani e poi democristiani». È una richiesta ingenua? Gli interventi per Venezia e questa legge che stiamo esaminando sono stati ritardati a dire poco di tre anni per le lotte fra le interne correnti della democrazia cristiana di Venezia e per i relativi supporti che ciascuna corrente trovava in sede nazionale. Così anche Venezia è diventata uno degli elementi dei giochi di potere. E nel dire questo non dò un mio giudizio. Non faccio che riportare quello che gli esponenti di ciascuna fazione dicono delle altre, talvolta addirittura pubblicamente, come viene riferito dalla stampa. Indro Montanelli, al quale va espressa gratitudine per la sua battaglia per Venezia, ha commentato con la vivacità che gli è propria questa situazione, nei termini che essa meritava. Non sembreranno quindi irragionevoli i tirnori che sento, e che non posso non esprimere, nel vedere che tanta parte di questa legge è affidata alla Regione e quindi alla democrazia cristiana veneta, che nella Regione ha la maggioranza assoluta. Nelle sue poetiche imrnagini di Venezia che si dissolve nel sogno, Platen chiudeva « Venedig liegt nur noch im Land der Tra.urne ». Nai siamo oggi ben lontani dai miti letterari di Venezia, romantici e decadenti, il cui creatore è stato Byron e f ultimo epigono Thomas Mann, e che hanno fatto seguito e in parte si sono sovrapposti al mito storico di Venezia, come repubblica del saggio e buon governo, mito che si può far risalire a una celebre pagina del Petrarca e che prima delle recenti dissacrazioni trova uno delle ultime sue espressioni in una pagina di Luigi Einaudi. Noi oggi amiamo Venezia nell'analisi e nella critica dei documenti del passato che essa ci offre e nell'impegno civile dei problemi attuali che essa ci pone. La amiarno in modo diretto e realistico, senza il filtro del mito letterario o del mito storico. A1niamo Venezia: non le pietre di Venezia, né il desiderio di Venezia, né il sogno di Venezia, né il modello storico di Venezia. Ma non vorrei che n1ito e sogno dovessero rivelarsi la fiducia che Venezia, per opera dello Stato italiano e con la legge che il Parlamento sta esaminando, possa essere risanata nelle sue strutture fisiche e nuovamente viva come realtà umana, economica e sociale. BRUNO VISENTINI 40
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==