Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Cronache parla111entari sentanti; sia perché, come ho detto, i problemi di Venezia non trovano soluzione su base regionale e in funzione regionale, ma possono trovarla su base nazionale, e in parte internazionale, come centro di localizzazione di servizi particolarmente qualificati. Ritengo che alcune delle esigenze esposte potrebbero trovare soddisfazione in questa sede e che anche alcuni vniglioram.enti nella tecnica legislativa dovrebbero essere possibili, per quanto sia assai più difficile che ciò avvenga in aula se non è avvenuto in commissione. Altre esigenze rimangono aperte e occorrerà continuare a battersi per farle valere. Rimane anzitutto insoddisfatto ed aperto il punto fondamentale che riassume le mie perplessità. Questa legge si riassume sostanzialmente nell'attribuzione di trecento miliardi, nell'indicazione di larga massima della loro destinazione e nell'indicazione dei canali di erogazione; ma essa non costituisce il modo nuovo e unitario di interventi che sarebbe stato necessario, coinvolgendo Stato, Comuni, Regione ed ogni altro organo, e nello stesso tempo superandoli e vincolandoli. Essa non costituisce un modo nuovo di porsi ìl problema di Venezia e di affrontarlo nei suoi diversi aspetti tecnici, econovnici e sociali. Nonostante questo, ben venga questa legge! Ma poiché essa è in gran parte una legge quadro, una legge di delega, e quindi una legge di intenzioni, occorrerà vigilare molto attentamente affinché le molte parti positive di essa non vengano annullate nei provvedimenti regionali e nell'esecuzione, secondo le consuete astuzie che troppo spesso sostituiscono il leale confronto delle opinioni. Negli ultimi anni, nell'attesa della legge, alcune opere anche importanti di restauri conservativi sono state eseguite dai comitati privati: americani, inglesi, tedesco, francese, australiano e italiani. Si tratta con1plessiva1nente di un miliardo e mezzo circa di lavori che sono andati alla Madonna dell'Orto, a Santo Stefano, al Redentore, a San Rocco, alla Salute, a San Giorgio clegli Schiavoni, a Santa Maria del Giglio, al Chiostro dei Frari e ad altri ancora. Un nziliardo e mezzo di contributi volontari di privati cittadini. Non è poco. Un miliardo e mezzo tutto impiegato nelle opere di restauro, senza che neanche una lira o un dollaro o una sterlina siano stati dispersi in spese di amministrazione, o postali o telefoniche o di rappresentanza o altre, alle quali personalmente provvedono i promotori dei singoli comitati. Un miliardo e mezzo utilizzato con la stessa parsimonia e la stessa cura ·che ciascuna mette nelle cose proprie. Ritengo che a questi privati contributi e ai comitati stranieri - non parlo quindi del comitato italiano che io stesso presiedo - vada dato vivo ringraziamento. 39

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