Bruno Visentini accentuato ancora di più l'isolamento di Venezia e che Venezia, a parte alcuni uffici amministrativi e giudiziari e a parte ora gli uffici della regione, non ha la funzione di capoluogo economico e direzionale del Veneto. Lo sviluppo economico del Veneto è avvenuto in modo diffuso e in molti centri differenti, Treviso, Conegliano, Padova, Vicenza, Cittadella, Noale, Castelfranco, Arzignano, Legnago, Cerea, e molti molti altri; e le attività economiche così decentrate fanno capo, per le loro più importanti esigenze cornmerciali, finanziarie e professionali, ai loro capoluoghi di provincia, e poi a Padova, a Verona e a Milano. Il Veneto, Marghera e Mestre comprese e compresa la provincia di Venezia, hanno una linea di sviluppo e un sistema e una logica di collegamento e di trasporti che escludono Venezia, senza che retorica o schevni astratti possano mutare questa realtà. È pura1nente astratto - frutto di costruzioni fatte a tavolino e non di analisi della realtà - parlare di un « triangolo » industriale ed economico Venezia-Treviso-Padova, come si parla nel Progetto '80 e nei successivi « Progetti-pilota » allegati al « Documento programmatico preliminare » 1971-1975: se per « triangolo » si intende qualche cosa di legato, di unito e di coordinato nel suo sviluppo. Se n1ai il triangolo sarebbe Mestre-Treviso-Padova, ma in realtà anche questo sarebbe astratto, perché Mestre e Marghera hanno ben poco a vedere con l'economia di Padova e nulla con l'economia di Treviso. Attribuire a Venezia, come ha fatto anche l'on. Ferrari Aggradi nelle sue recenti dichiarazioni a Parigi, una funzione economica di ordine regionale e ritenere che i problemi dell'economia veneziana trovino soluzione in una funzione regionale, significa a 11'!-ioavviso acquietarsi su una formula e fuggire la realtà. Purtroppo non è così e sottolineo il « purtroppo », perché se fosse così avremmo nzinori problemi e meno gravi difficoltà. Invece le difficoltà sono molto maggiori e il compito più difficile proprio perché la realtà non corrisponde a quelle formule di evasione e di rifugio. Prendiamo dunque le mosse da questa realtà e chiediamoci: la legge che è al nostro esame, risponde alle esigenze di Venezia? Non mi sentirei di dare una risposta unica e sicura. Vi sono molti aspetti positivi. Positivo è anzitutto, ovviamente, il fatto che vengono stanziati trecento 1niliardi di lire per la difesa della laguna e della città, per il restauro dei monumenti e per la conservazione e l'abitabilità dell'edilizia minore, per gli acquedotti e le fognature, per quanto altro è previsto dal disegno di legge; positivo è che si riaffermi l'unità della laguna, e positivi gli en1endamenti introdotti dal Senato per la preservazione delle barene, l'esclusione di ulteriori opere 34
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