Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Cronache parlamentari addormentarsi su una finzione, chiudere gli occhi alla realtà. Significa veramente fare di Venezia quello che si nega di voler fare, e cioè il quartiere monumentale di un comune industriale che trova il suo centro economicamente e socialmente vivo fuori del quartiere monumentale; e significa fare di Venezia soltanto un museo, e una cosa morta, che non cessa di essere tale perché fa parte di un comune nel quale altre zone si industrializzano e si sviluppano. Per evitare che Venezia diventi un museo non serve, come certo occorre, mantenere ed anzi incrementare i livelli occupazionali di Marghera e di Mestre, ma occorre mantenere i livelli occupazionali della città insulare; e il problema quindi è di individuare in quale modo questo possa avvenire. La pretesa globalità della quale taluno parla - e cioè di considerare Marghera, Mestre, Venezia, come un tutto unico - serve soltanto a nascondere la realtà, e cioè il fatto che di fronte allo sviluppo e all'incremento di Mestre e di Marghera stanno il decremento e la decadenza della città insulare: e questo, soggiungo, non perché vi sia incompatibilità o contrasto fra i due possibili sviluppi ma soprattutto perché mentre tutti si sono preoccupati dello sviluppo di Marghera e di Mestre, non altrettanto è avvenuto per la difesa economica di Venezia. Come è noto l'articolo 133 della Costituzione affida la determinazione delle circoscrizioni comunali alle regioni. Le regioni sono state costituite e la materia non spetta quindi più alla legge nazionale; e non 1ni è quindi possibile proporre un e111endamento che ponga rimedio all'errore gravissimo commesso con il R.D.L. 15 luglio 1926, n. 1317 nel portare in unico comune Venezia insulare, !IJ.estre ed altri con1uni di terraferma. Né oso per ora sperare in una iniziativa regionale. Ma l'a unicità del comune ha grave1nente danneggiato e danneggia sia Venezia che Mestre: anche Mestre, e assai gravemente. Mestre infatti, aggregata a Venezia, non ha potuto affrontare in modo autonomo e con propria diretta responsabilità i propri problemi, dal piano regolatore, alta formazione di un centro urbano degno di questo nome, ai trasporti, alle biblioteche, agli ospedali; e se Venezia non deve diventare il quartiere monumentale di una grande città in4-ustriale, ,Mestre deve cessare di essere considerata il quartiere industriale di Venezia. Tra Venezia e Mestre non esiste alcuna unità e neppure alcuna complementarità. Esse sono due entità separate, con proprie distinte esigenze e con realtà econo111ichee sociali .profondarnente differenti. Entrambe avrebbero grande vantaggio dalla divisione in due comuni distinti. Il secondo punto è la constatazione che lo sviluppo del Veneto ha 33

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