Guido Compagna profondo mutamento nelle scelte politiche, ma che rifiutino il cambiamento di società che le sinistre hanno offerto con un programma avventuroso, per certi aspetti anacronistico e per altri « cileno ». La volontà di mutamento politico è stata comunque riaffermata in due momenti successivi. In un primo tempo è la sconfitta del gollismo « puro e duro », dei fedelissimi del generale; successivamente è l'imposizione da parte del corpo elettorale a Pompidou ed ai suoi alleati di un linguaggio nuovo e diverso: non a caso l'ultima settimana i rappresentanti della n1ajorité non hanno fatto altro che parlare di riforme. Ha osservato giustamente Enzo Bettiza sul « Corriere della Sera » che « i francesi hanno sbloccato col voto una situazione che non era più sostenibile. Era ormai a tutti chiaro che il gollismo borghese, e per così dire orleanista di Pompidou, privato del suo valore isolazionistico, riconvertito all'Europa ed al dialogo atlantico, non poteva più fruire di quella statuaria e stravagante immobilità interna che De Gaulle compensava con la sua dinamica capacità di movimento all'esterno ». Ormai senza grandeur, senza la politica estera di ispirazione maurassiana, il gollismo finiva per ridursi ad una finzione sul piano interno, che rischiava di ridurre all'asfissia le forze politicamente più dinamiche del Paese. Il gollismo era ormai sentito inutile dalla nazione ed è ciò che gli elettori hanno voluto esprimere riducendo la sua presenza nella majorité parlamentare dall'83% al 61 %. Tutto questo ci fa pensare che non abbia visto nel giusto quel quotidiano francese che con arguzia, più romanesca che parigina, il giorno dopo il risultato elettorale, è uscitò con in pri1na pagina il titolo: « Rieccoli ». Rieccola si la maggioranza, ma i suoi componenti sono davvero gli stessi? E i rapporti di forza al suo interno non sono proprio mutati? Può mai essere che le esperienze di questi ultimi due mesi, le angosce esistenziali che li hanno caratterizzati, le paure che facevano promettere, ai candidati gollisti, all'indomani del primo turno, ogni tipo di cambiamento di rotta politica, siano state tutte e soltanto fugaci e passeggere? Certo, settanta voti di maggioranza in un'assemblea possono curare questi ed altri terrori, e far dimenticare questi ed altri buoni propositi. Che ne sarà dunque delle ardite riforme promesse da Pompidou? Che cosa della conclamata disponibilità europeista? In politica non si può e non si deve essere profeti; eppure i travagli delle ultime settimane di campagna elettorale dovrebbero pur aver lasciato qualche traccia! I dirigenti della majorité dovrebbero pur essersi resi conto che la 22
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