Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

,Il voto della Francia di Guido Compagna I commenti sulle elezioni francesi sono stati i più disparati e i più contraddittori. Da un lato si è tirato un lungo sospiro di sollievo per il mancato successo delle sinistre, dall'altro si è inneggiato alla vittoria delle sinistre, anche se in parte mutilata da un'iniqua legge elettorale, che ha consentito agli sconfitti in percentuale di essere i vincitori in quanto a numero di seggi. In realtà il risultato pieno è stato mancato da entrambi gli schieramenti; le sinistre tutt'al più possono affermare di aver ottenuto un « pareggio fuori casa » date le avverse condizioni imposte loro, vuoi dalla legge elettorale, vuoi dal ·disinvolto atteggiamento di Pompidou, che non ha esitato, capo dello Stato in carica, a rivolgere, a campagna elettorale chiusa, un appello ai francesi. Un punto su cui tutti i commentatori sembrano convenire è d'altra parte la mancata affermazione dei riformatori di Lecanuet e di Servan Schreiber, schiacciati, come sempre accade alle forze intermedie nei periodi di maggiore radicalizzazione della lotta politica, dai due blocchi maggiori. Tuttavia siamo convinti che sarebbe profondamente errato cercare di stabilire quale dei due schieramenti maggiori abbia vinto, ma che si debba invece cercare di capire che cosa è cambiato nella Francia di oggi, con questo risultato elettorale. E per far questo è forse più utile tentare di individuare i rapporti di forze esistenti all'interno dei singoli schieramenti più che tra i due schieramenti. La coalizione di maggioranza ha raggiunto in seggi la maggioranza assoluta, ma nel suo ambito si è incrinata la maggioranza dell'U.D.R. a favore del « centro »: all'interno della coalizione si cominciano a vedere radicali, democristiani, repubblicani progressisti ed europeisti: un mondo diversificato che oggi tende sempre più a staccarsi dalla tutela del gollismo tradizionale collegandosi, con una spontaneità che nei prossimi mesi potrebbe far:si sempre più naturale, a quello che alcuni osservatori hanno definito il cavallo ambiguo dei riformatori che con una zampa tira a sinistra e l'altra a destra. Il risultato elettorale ci fa pensare che i francesi vogliano un 21

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