Il liberalis1no come risposta a sfida , dicevamo, non è di questo che vogliamo discutere: proporremmo invece il problema in un'altra maniera; chiedendoci cioè come mai il Croce - giusta l'interpretazione che ne ha dato Matteucci -, pur così dotato di senso della storia, avrebbe poi finito col risolvere il proprio liberalismo in una sorta di goethiano « prologo in cielo », senza dare ad esso nessuna coerenza applicativa (conseguenza questa, già lo sappiamo, del fatto che all'ideale morale di libertà sia poi mancato « quel nuovo orientamento delle scienze sociali, la cui assenza nella filosofia crociana ha impedito l'affermazione in Italia di un moderno liberalismo » ). Come già dicevamo, da parte nostra non verrà mossa la benché minima contestazione al progetto di Matteucci, sulla cui legittimità potremmo anche, entro certi limiti, convenire: soltanto vorremmo risolvere la questione discutendo sulle conclusioni crociane, persuasi che da questa soluzione (se sarà possibile darne una) lo stesso progetto di Matteucci, potrà venire migliorato, evitando ad esso il rischio, che talora ci sembra corra, di risolversi in una mera teoria empirico-pragmatica. Veniamo dunque a Croce. Vi è un passaggio - un celebre passaggio che non scopriamo ni~nte riproponendolo - della Storia d'Europa nel secolo decimonono in cui Croce così scriveva: « Come ormai dovrebbe essere pacifico, il liberalismo non coincide col cosidetto liberismo economico, col quale ha avuto bensì concomitanza, e forse ne ha ancora, ma sempre in guisa provvisoria e contingente, senza attribuire alla massima del lasciar fare e lasciar passare altro valore che empirico, come valida in certe circostanze e non valida in circostanze diverse. Perciò né esso può rifiutare in principio la socializzazione o statificazione di questi o quei mezzi di produzione, né l'ha poi sempre rifiutata nel fatto, ché anzi ha compiuto non poche opere di tal sorta; e solamente esso la riprova e la contrasta in casi dati e particolari, quando e da ritenere che arresti o deprima la produzione della ricchezza e giunga al contrario effetto, non di un eguale miglioramento econon1ico dei componenti di una società, ma di un impoverimento complessivo, che spesso non è neppure eguale; non di un accrescimento di libertà nel mondo, ma di una diminuzione e di un'oppressione che è imbarbarimento o decadenza: giacché solo nella capacità o meno di promuovere libertà e vita_ è il criterio di giudizio per qualsiasi rifqrma ». Valeva la pena riprodurre per intero questo lungo brano perché esso è, a nostro avviso, la chiave di volta di tutto il discorso che intendiamo portare avanti. Quante discussioni e polemiche esso 11
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