Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Letteratura tende ancora cultura letteraria e concezione dell'arte di tipo falsamente umanistico. Cade facilmente anche l'accusa, che da sempre grava su di lui, di n1ancare di una vera vocazione narrativa e di servirsi della letteratura come mezzo di impegno politico, quasi cioè come un ripiego, quando la sua partecipazione diretta alla vita politica era finita, con l'uscita dal Partito Comunista nel '31. A chi ripercorrerà con « occhio chiaro e con affetto puro » l'itinerario politico e spirituale del nostro, appare evidente che egli, non che deluso dalla politica ripieghi nel compromesso della letteratura come compenso psicologico, perché l'uscita dal partito non rappresenta per Silane il fallimento della sua vocazione di ribelle all'ingiustizia, di solidale dell'oppresso, ma piuttosto la scelta di nuovi mezzi per continuare la lotta in difesa dei suoi « cafoni », fuori del dogma del partito e lontano dalle suggestioni dell'ideologia, nel recupero di una religiosità primordiale di tipo laico, che scaturisce dalla « medesimezza » della sua esperienza. È questa la chiave di volta per intendere l'opera di Silane in generale, e la sua prima, non la migliore certo, ma la più viva e immediata e violenta, « Fontamara », quella dell'antifascismo eroico e battagliero. Poco generosa con lui « l'avara, fiscale, faziosa repubblica letteraria italiana» (Piovene ), Silane divenne famoso all'estero, durante il ventennio fascista, quando la sua posizione di esule e di ostinato antifascista ne proibivano la diffusione dell'opera: Fonta1nara, scritta in italiano, così come Pane e vino 4 e Il seme sotto la neve, fu tradotto in tedesco da Netti.e Sutro e pubblicata nel '33 a Zurigo e solo nel '47 in Italia; ma anche dopo la caduta del fascismo, Silane non ottenne in I talla quel riconoscimento che aveva ottenuto all'estero e che fu spiegato quasi esclusivamente col fatto che egli interpretava in termini folkloristici il fascismo italiano e che nelle traduzioni il suo linguaggio, scarno e povero di vibrazioni 5 , IlJeusciva arricchito. Ma la scarsa fortuna di Fontamara, negata coraggiosamente dal Cecchi la « congiura » del mondo letterario italiano ai danni di Silane, dovette essere condizionata anche dal fatto che, quando fu pubblicata in Italia nel '47, apparivano certo più interessanti le sperimentazioni di tipo neo-realistico-lirico di un Vittorini e di un Pavese, e si sentivano già come superate le rievocazioni delle prime fasi del regi4 Questo è il titolo del romanzo nella sua prima stesura, pubblicato a Londra in inglese nel '36; solo nell'edizione italiana, completamente riveduta, l'autore cambiò il titolo in « Vino e pane». s Silone stesso, anticipando ogni possibile e attesa critica, scriveva nel '30 nella Prefazione a « Fontamara »: « A nessuno venga in mente che i Fontamaresi parlino italiano; la lingua italiana è per noi una lingua straniera, una lingua morta ... parlare in italiano è per noi un grande sforzo e ci· riusciamo solo con goffaggine, così come goffamente portiamo scarpe colletto e cravatta andando in città». Quindi per narrare i fatti di Fontamara egli si serve di una lingua imparata, presa a prestito, che può apparire agli uomini di città ingenua e· rozza. Ma « si lasci ad ognuno il diritto di raccontare i fatti suoi a modo suo». 125

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