Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Maria Aurora Tallarico nette» vittime passive di un destino che va al di là della loro comprensione, nonché della loro azione, anche nel Verga dunque permane quella caratteristica ritornante della letteratura italiana (particolarmente fuori tono poi in una corrente come quella del naturalismo, che si propone dichiarati intenti sociali), che nello sforzo di rappresentare la realtà non va al di là della realtà stessa, non ne spiega cioè gli antecedenti storici né ne promuove un'azione di rinnovamento. Questo distacco dell'artista dalla materia trattata, a giudizio di Gramsci, non è solo canone estetico ma atteggiamento intellettuale e, se si vuole, pregiudizio metodologico; dal superamento di questo distacco nascerà una letteratura degna di tal nome, quella nazional-popolare. La scoperta dell'Italia reale, delle sue arretratezze, delle sue contraddizioni e insieme la fiducia nelle possibilità di rinnovamento e di progresso che si possono ottenere attraverso un'arte « impegnata», sono caratteristiche peculiari del neo-realismo italiano, espressione di quella crisi storica che investì la società tutta intorno al '40. Ebbene, se si pensa che Fontamara fu scritto tra il '28 e il '30, dobbiamo senza ombra di dubbio indicare in Silone il primo vero scrittore che rompe la tradizione naturalistica italiana, che si era andata sempre più inaridendo e disperdendo, con la sua determinazione di tradurre in impegno civile una passione morale, nel tentativo di imprimere un nuovo ritmo al processo di trasformazione della società. Questa è la grossa novità inaugurata da Silone, e che supera anche lo schema tisino gramsciano di una « storia letteraria» troppo meccanicamente desanctisiana e di una « letteratura fecondata dalla storia» come presa di coscienza di essa. Silone sembra piuttosto voler dire che la coscienza nasce dalla battaglia contro la storia e che nella lotta per trascendere la storia comincia a riaffiorare l'umanità delle classi subalterne 3 • Dunque Silone scrittore « impegnato»?: ma egli stesso rifiuta il significato sartriano della parola, dichiarandosi impegnato nel senso che il tern1ine ha nel gergo del Monte di pietà. Scrittore « politico »?: ma egli stesso si dichiara antipolitico, nel senso che mira a combattere l'ingranaggio della politica che stritola l'uomo. « Socialista senza partito e cristiano senza Chiesa», nel suo rifiuto programmatico di ogni ideologia che proponga una società perfettamente e definitivamente istituzionalizzata, Silone è comunque, tra le voci della nostra letteratura impegnata e politica, quella più in grado di suggerire nuove prospettive, pur rimanendo sostanzialn1ente un isolato, un « outsider». In effetti la scarsa presa di Silone sulla critica letteraria, anche se non gli sono mancati riconoscimenti fin dai primi anni (Pampaloni, Piovene, Falqui, Petrocchi), deriva probabiln1ente, oltre che dal suo atteggian1ento di appartato, anche dalla n1ancanza di una « poetica », in un mondo letterario che per poetica in3 Vedi R. W. B. Lewis, Introduzione all'opera di I. Silone, Ed. Opere Nuove, Roma, 1961. 124

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