Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Fontamara tra disperazione e ribellione di Maria Aurora Tallarico « In certi libri, com'è noto, l'Italia meridionale è una terra bellissima, in cui i contadini vanno al lavoro cantando cori di gioia, cui rispondono cori di villanelle abbiglia te nei tradizionali costumi, mentre nel bosco vicino gorgheggiano gli usignoli» 1 • Questa linea pittoresca, idillica e bozzettistica, eredità ancora oggi spesso viva della tradizione georgica e virgiliana, continua a rappresentarci la campagna meridionale ferace, piena d'alberi e di uccelli cinquettanti, il contadino frugale e giulivo, la vita campestre sana e primitiva, ricca di valori religiosi e morali. Ma « ... purtroppo, a Fontamara, queste meraviglie non sono mai successe. I Fontamaresi vestono come i poveracci di tutte le contrade del mondo. E a Fontamara non c'è bosco: la montagna è arida e brulla, come la maggior parte del1' Appennino. Gli uccelli sono pochi e paurosi, per la caccia spietata che ad essi si fa. Non c'è usignolo ... i contadini non cantano né in coro, né a soli; neppure quando sono ubriachi, tanto meno andando al lavoro. Invece di cantare volentieri b . 2 estemnnano ... » . Ma per questo tipo di contadini non c'è diritto di cittadinanza nella nostra letteratura; e quando vi entrano sono oggetto di ironia, magari benevola, o più spesso di paternalismo distaccato. Così Gramsci, nella lettura de I promessi sposi, nota, in modi e toni forse fin troppo spietati ma non per questo meno centrati, come il Manzoni, pur con tutta la sua cristiana pietas, abbia mantenuto rispetto agli « umili » un a tteg- .giamento di « casta »: i suoi popolani non hanno vita interiore, non hanno personalità morale, sono « animali » verso i quali lo scrittore è benevolo proprio della benevolenza di una cattolica società di protezione degli animali: di condiscendente benevolenza, ma non di medesimezza umana. (Anche se poi a questi umili, masse anonime, riconosce il compito di « fare la Storia »). Anche nel Verga peraltro, grazie al quale i poveri e gli oppressi entrano con prepotente forza epica nella nostra letteratura e sono rappresentati nella loro vera e dolorosa configurazione di oggetti e non sogge~ti della storia, tragiche « mario1 Ignazio Silone, Fontamara, Coll. Narratori Italiani ed. Mondadori, Prefazione p. 17. 2 Silone, op. cit., p. 18. 123

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