Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Letteratura liana di un rapporto critico-scientifico con la realtà industriale: « Niente nella letteratura contiene oggi un'istanza simile di fronte al mondo in cui viviamo ... Lo scrittore è di fabbriche e di aziende che racconta, ma non ha interesse agli oggetti e gesti nuovi che costituiscono la nuova realtà, attraverso gli sviluppi ultimi delle fabbriche e delle aziende. L'interesse che le muove si rivolge in fondo a ciò che succede della vecchia realtà 'naturale' e degli oggetti e gesti 'naturali' ·nelle fabbriche e nelle aziende ... Tutti continuiamo a vedere le vecchie cose del mondo preindustriale con gli occhi dei padri e dei nonni, come se l'industria non le avesse, investendole dei suoi ritmi, modificate» 28. La possibilità di arricchire la conoscenza del mondo viene collegata, quindi, al potere demistificatorio dell'oggettività scientifica; ainzi si fa scaturire, in un esplicito fideismo neopositivista, dalla presa del potere da parte della scienza la condizione di una rivoluzione sociale: « Gli scienziati e gli industriali preferiscono allearsi agli umanisti, perché sentono che se la scienza prevalesse sarebbe portata ad instaurare un altro ordine sociale » 29. Come si vede, il discorso di Vittorini diventa astratto ed utopico (pur contenendo una serie di provocatorie indicazioni critiche), nel momento in cui trascura di porsi la questione delle forze sociali che agiscono nella realta industriale e dei modi possibili di una sua reale trasforn1azione. La sua progettazione rischia davvero - come sostiene giustamente Ferretti « di restare pericolosamente sospesa in uno spazio neutro, ferma ad una sorta di grado zero della storia ... per la mancanza di dialettica che compromette proprio la ricerca di quel rapporto critico-scientifico di conoscenza-trasformazione e la tensione rivoluzionaria, la carica innovatrice che dovrebbe sostenerla » 30. Sotto il segno dell'utopia della città industriale nasce appunto « il n1anoscritto di Populonia ». È certo che il tentativo scaturisce dall'esigenza di adeguare la prospettiva ideologica del « romanzo » alla nuova scoperta della civiltà tecnologica, di subordinarla alla presa di coscienza di questo mutamento storico. In primo piano sono gli oggetti della civiltà industriale e dei consumi: ... luci al neon, ... juke-boxes, motorette, camion che lanciano urli di clacson ... 31. Il destino storico dell'uomo si realizza nella « città», il cui ritmo vitale viene così descritto: « ... dall'ultima guerra [la città] diventa ogni giorno più grande e continua, giusto dall'indomani della guerra, e dalle sparse macerie di quel domani, dalle 28 Elio Vittorini, Letteratura e Industria, in « Il Menabò » n. 4, Torino, Einaudi, 1961, pp. 16-17. 29 Elio Vittorini, Sulle << due culture», in « Il Menabò » n. 10, Torino, Einaudi, 1967, p. 53. 30 Giancarlo Ferretti, La verità industriale dell'ultimo Vittorini, in La letteratura del rifiuto, Milano, Mursia, 1968, p. 263. 31 Delle cinque circonvallazioni che percorrono la nostra città, in Nome e lagrime, cit. p. 108. · 121

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