Antonio Saccone traddittoria) dell'alienazione, si richiama alla denuncia di Erica e i suoi fratelli: « Mi comandavano e io obbedivo ... Erano cambiati anche quelli che mi comandavano. Ma di questo che importava? Avevo dei padroni, ecco tutto. D'allora li ho sempre avuti » 23. La prima parte di Nome e lagrime è costituita, come abbiamo già detto, oltre che da un frammento del romanzo inedito e incompleto del '61, da testi scritti dal 1940 al '46. Questi ultimi possono in particolare costituire in qualche modo la cerniera ideologica e letteraria che lega il lavoro di Vittorini nel decennio 1940-50. Tra di essi sono incluse le brevi pagine del racconto Nome e lagrime, che dà il titolo a tutto il libro 24 : un giovane, in un parco, scrive un nome di donna sul terreno, e attende, quasi senza speranza, che dal nome e dal ricordo scaturisca la presenza viva. Proprio sul filo del ricordo compie il suo viaggio Silvestro, il protagonista di Conversazione in Sicilia, che però consta tata l'insufficienza della memoria, del ritorno all'infanzia, di fronte alla realtà del mondo offeso trova l'unica via dì salvezza nella funzione conoscitiva e socialmente rigeneratrice dell'arte. Quattro anni dopo, nel '45, nel momento cioè delle grandi speranze e dei progetti di palingenesi, sarà proprio Vittorini a proclamare: « La cultura prenda il potere » ed abdichi alla sua antica funzione consolatoria. È questo infatti il leit-motiv del « Politecnico », la rivista diretta da Vittorini dal '45 al '47., con la collaborazione di molti intellettuali « impegnati » da Franco Fortini a Cesare Ba•lbo a Giansiro Ferrata a Vasco Pratolini, che ne faranno il veicolo più esemplare del neorealismo e del suo rifiuto di ogni forma di letteratura disimpegnata o consolatoria. Vittorini, in quel mon1ento, auspicando una partecipazione produttiva della cultura al governo del paese (nella quale operazione chiamava a collaborare anche i cattolici progressisti: è il caso di Balbo), si rende portavoce sia delle nuove responsabilità, di cui si sentirono investiti gli intellettuali antifascisti, sia del loro tentativo di cercarsi un comune spazio ideologico (politico-culturale), attraverso il quale far passare le esigenze di rinnovamento e di ricostruzione. Il « Politecnico» si rivela così non solo lo specchio in cui l'autore della Conversazione riflette l'esigenza di trovare una sua colorazione rivoluzionaria proprio nel suo essere intellettuale, impegnato in un discorso sostanzialmente culturale, ma anche lo spaccato della storia degli intellettuali di sinistra nell'immediato dopoguerra e del compito, che essi si assumono, dalle colonne delle principali riviste politico-culturali dell'epoca da « Il ponte » a « La nuova Europa » a « Rinascita », di 23 Quando cominciò l'inverno, in Nome e lagrime, cit. p. 198. . 24 Il brano fu premesso a Conversazione in Sicilia nella prima edizione in volume dell'opera e diede, per motivi di censura, il titolo all'intero volume (Elio Vittorini, Nome e lagrime, Firenze, Parenti, 1941). Il titolo originale riapparve a partire dalla seconda edizione che vide la luce a Milano, presso Bompiani, nel corso dello stesso 1941. 118
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