Letteratura quando « ruminando di donne e altri incanti» 19 fu catturato entusiasticamente dal « rullo dei tamburi dei fascisti che partivano per Napoli » 20 « ... dentro un gioco divenuto così vero» 21 • La fuga da casa diventa fuga dal « fondo melmoso della quiete di provincia», che « la realtà n1eravigliosa di questi ragazzi in can1icia nera » prometteva di « rivoltare » 22 e insieme diventa sensazione illusoria di perdere, sul filo di una tensione lirico-romantica, i connotati sociali piccolo-borghesi provinciali per entrare nella dimensione del « ribelle», con tutte le conseguenti disparate velleità di rabbiosa rivolta. Abbiamo detto che la tensione populistica dei « fascisti di sinistra» degli anni Trenta si rivela gracile e velleitaria: era la riprova dell'impossibilità di continuare un autonon10 discorso socio-cui turale. I protagonisti della singolare operazione sono confinati ben presto nella separatezza dell'ipotesi artistica: Vittorini, Pratolini e Bilenchi passano da « Il Bargello » alla rivista « Campo di Marte» (1938-39), la cui cifra più costante si rivelerà quella squisitamente letteraria. Comunque, nonostante la limitatezza della sua portata, il movimento ideologico e culturale creato dai « fascisti di sinistra » svolse molta parte nella formazione dei nuovi quadri intellettuali e politici tra il 1924 e il 1940. È proprio in questo periodo che si delineano preferenze letterarie, atteggiamenti umani, culturali e ideologici di Vittorini e si forma il nucleo primigenio del populismo, quasi sempre estremamente intellettualistico e letterario, di molti scrittori della Resistenza. In quegli anni infatti prende forma in Pratolini e in Vittorini, futuri protagonisti della ricerca letteraria anti,fascista, una letteratura concepita come mezzo per assolvere compiti sociali, senza residui propriamente letterari. In effetti specie dall'universo ideale e storico, che la narrativa di Vittorini esprimerà da quel momento fino agli anni immediatamente successivi al secondo dopoguerra, cioè da Erica e i suoi fratelli (1935-36) a Conversazione in Sicilia (1941), fino a Uomini e no (1945), a Il Sempione strizza l'occhio al Frejus (1947) e a Le donne di Messina (1949), emergono alcune coordinate ideologico-culturali, dall' engagement dell'arte in senso progressista all'ideologia dell'uomo tanto più uomo quanto più offeso ed umiliato, su cui si orienta, dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra, quasi tutta la dialettica della letteratura resistenziale impegnata. La seconda parte di Nome e lagrime si chiude con un racconto del '39, Quando cominciò l'inverno, eh~ per la sua collocazione storica, per l'attenzione rivolta alla condizione umana in una sua dimensione sociologica, per una certa emergente co~ scienza (anche se disorganica e con19 Il mio ottobre fascista, in Nome e lagrime, cit. p. 141. 20 Op. cit., p. 141. 21 Op. cit., p. 142. 22 Op. cit., p. 141-142. 117
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