Nord e Sud - anno XX - n. 160 - aprile 1973

Antonio Saccone e a quella senese (tramite il giornale « Il Selvaggio», legato al movimento squadrista) ed ebbe breve durata, esaurendosi nel '36, anno dell'inizio della guerra di Spagna. Sul piano artistico esemplari della proposta culturale dei « fascisti di sinistra » furono romanzi come Il garofano rosso di Vittorini e Il capofabbrica (1935) di Romano Bilenchi. Prendiamo in particolare il primo racconto: di esso fu iniziata la pubblicazione a puntate sulla rivista fiorentina « Solaria » negli anni 193334; ma il numero nel quale appariva la sesta puntata fu sequestrato. Vittorini ebbe delle noie con la censura fascista e, nonostante modificasse qualche punto del testo, non ottenne il permesso di farlo pubblicare in volume (solo nel 1948 il romanzo uscirà in volume per i tipi della Mondadori). Il garofano rosso si rivela la storia dell'educazione sentimentale e politica di due adolescenti, Alessio e Tarquinio, che all'epoca del delitto Matteotti si affacciano alla realtà con una rabbiosa voglia di « entrare nella vita degli adul-ti », passano attraverso le prime esperienze erotiche e i primi scontri politici, che assumono il sapore di un'avventura da vivere intensamente. Si veda in che termini vengono descritte le opposizioni antifasciste al delitto Matteotti: « Tutta questa gazzarra, in cui comunisti, massoni e liberali si ritrovano unanimi sotto un vessillo da 'Esercito della Salvezza', rivela la mentalità piccolo-borghese e niente affatto rivoluzionaria: dei vecchi partiti italiani. E per il fascismo è un bene, ve lo dico io. Il fascismo, che credevate reazionario, riuscirà rivoluzionario davvero ed antiborghese » 15. In questa rivolta anti-borghese si nwscolano motivi populistici, anarchici, mitologie ribellistiche di tipo social-fasciste, echi di figure rivolu- . . z1onane: « ... e c'era in qualche punto una Rosa Luxembourg. Bastava andare a stringerle le mani alla spartachiana che subito si sarebbe cominciata una caccia feroce attraverso il mondo ai professori, alle guardie regie ... » 16. « ... io voglio Carlo Liebknecht... » 17. « ... E voglia di essere piuttosto con la folla, ma con una terribile folla nera di carbone e lottare contro le mitragliatrici » 18. Ad illuminare appunto più esaurientemente i principali nodi del discorso vittoriniano di quegli anni (1932-36) soccorre ora la lettura di un breve racconto Il mio ottobre fascista, che Nome e lagrime ci offre tra gli altri testi degli anni Trenta. Il lavoro, pubblicato sul « Bargello » del 28 ottobre del '32, nasce dalla stessa tensione psicologica e sociale del Garofano rosso. L'autore rievoca dopo dieci anni la sua partecipazione all' « ottobre fascista» del '22, 15 Elio Vittorini, Il garofano rosso, Milano, Mondadori, 1948, p. 58. 16 Il garofano rosso, cit. p. 42. · 11 Op. cit., p. 43. 18 Op. cit., p. 78. 18 bis Il racconto è stato recentemente ripubblicato in Eia Eia Eia Alalà - La stampa italiana sotto il fascismo 1919-1943 - antologia a cura di Oreste Del Buono, Milano, Feltrinelli, 1971. 116

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