Letteratura caz1one dell'innesto delle tecniche d'avanguardia europee sul fondo della prevalente tradizione letteraria nazionale. Il che significava, in una prospettiva provinciale ed europea insieme, adeguamento della grande crisi della coscienza borghese alla situazione ideologica della piccola e media borghesia italiana. Dopo questo momento, per così dire intimista, Vittorini passa ben presto. alla ricerca di nuove realtà, di nuove ideologie e specialmente di un nuovo atteggiamento verso i ceti subalterni. Testimonianza esemplare è Il garofano rosso, iniziato nel 1933. In questo periodo l'egemonia culturale è esercitata, sul piano prettamente speculativo, dall'idealismo, su quello più specificamente artistico dall'ermetismo, il che vuol dire rifugio dell'alta cultura in una sfera « separata», alla ricerca di un suo « libero dominio ». Tale margine di « autonomia » è reso possibile anche dallo scarso sviluppo industriale, dall'arretratezza economica, che lascia l'intellettuale ancora prevalentemente fuori del processo produttivo (o per lo m.eno il coinvolgimento non si verifica in termini macroscopici, come invece avverrà negli anni Sessanta); ed è naturalmente concesso dalla direzione culturale fascista in cambio della rinuncia a qualsiasi mandato sociale. All'alternativa: « dominio separato» della cultura e subordinazione alla politica culturale del fascismo, tertium non datur. In tale contesto doveva necessariamente risultare effimero quel tentativo, compiuto dai giovani intellettuali - in prima linea Pratolini, Vit,torini e Bilenchi - partecipi del cosiddetto « fascismo di sinistra», di rivendicare un'autonomia ideologica nell'ambito del fascismo e la possibilità di un discorso, che volesse essere allo stesso tempo polilitico e culturale. La tendenza del « fascismo di sinistra » 13, che si richiamava alle istanze socialisteggianti del fascismo, quello delle origini, « rivoluzionario », andava componendo una problematica anti-borghese in termini etico-culturali, naturalmente, e non teorico-politici (essere anti-borghesi voleva dire essenzialmente combattere non il sistema ma « gli uomini indegni», i dem.o-liberali di ogni specie); essa rifletteva il tentativo, tanto vivace ma quanto giovanile e dntellettualistico, portato avanti da alcuni strati intellettuali della piccola e media borghesia provinciale, di crearsi un proprio spazio ideologico-culturale 14• La loro operazione fu appunto provinciale, pri• va di agganci nazionali, limitata co• m'era all'area culturale fiorentina (ne fu veicolo « Il Bargello», organo della federazione fiorentina fascista) 13 Orignali ed acute intuizioni sul « fascismo di sinistra» si trovano in Alberto Asor Rosa, Scrittori e popolo, cit. (cfr. specialmente il cap. Dalla prima alla seconda guerra), anche se l'autore associa forse un po' troppo disinvoltamente il populismo pre-bellico a quello dell'immediato dopoguerra,. senza coglierne gli elementi sostanziali di differenza. 14 « La borghesia provinciale sente acutamente la sua condizione di precarietà ideale politica e sociale ... e cova ancora il mito çlella marcia su Roma» (cfr. Renzo Busini, Il « $elvaggio » squadrista (1924-25):le radici di una corrente del cosiddetto « fascismo di sinistra», in AA.VV., Quaderno '70 sul Novecento, cit. pp. 37-62). 115
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