Letteratura titolo di Autobiografia in tempo di guerra, e si conclude con un ampio frammento totalmente inedito, che costituisce l'inizio del famoso romanzo incompiuto, trovato tra le sue carte, noto col nome di « manoscritto di Populonia », cui lo scrittore lavorò negli anni Sessanta; la seconda sezione propone alcuni rav conti degli anni Trenta. Mancano purtroppo i tentativi giovanili concepiti verso la fine degli anni Venti, di cui però il libro presenta, in appendice, il primo, utilissimo repertorio bibliografico 4 • I racconti degli anni Trenta, che per comodità cronologica analizziamo per primi, consentono di cogliere il formarsi della prosa vittoriniana, che attraverso le n1ediazioni (non ancora completamente spiegate) delle letture europee (Kafka, Proust, Joyce, la « Nouvelle Revue Française ») e dell'esperienza della nvista fiorentina « Solaria », trova il suo campo sperimentale in Piccola borghesia (1931), una raccolta di · racconti inserita nella cornice della realtà provinciale dell' « I talietta fascista » e dei sussulti da cui essa è scossa - dalle aspirazioni frustrate del modesto impiegato di prefettura ai sogni d'evasione della casalinga, piccola « Madame Bovary » mancata -. Alla stessa anagrafe culturale e sociale di questo libro giustamente definito un « esito solanano dell'adattamento del decadentismo europeo alle dimensioni culturali della borghesia italiana» s, si ascrivono appunto alcuni brevi racconti, scritti nella prima metà. degli anni Trenta e riportati nella seconda parte di Non1e e lagrime, dai titoli abbastanza significativi: Trasformazione, Bambino che si sveglia. Emergono evidenti alcuni elementi già presenti in Piccola borghesia, ossia il gusto per le piccole cose, le brevi sensazioni: ... non mi vedevo ancora nello specchio, dove vedevo invece un bambino, e non potevo credere di finire dove finivano le mie gambe e le mie mani... 6; il contatto vitalistico con la dorata infanzia: Ricordo d'essermi svegliato per un'intera estate nel paese più bello del mondo. Fu al principio della mia esistenza, ed io m'immagino che sono nato così al primo di quei risvegli 7; le minuziose, analitiche scomposizioni dei fatti psichici, delle impressioni sensitive( la ricerca da parte di Vittorini di una propria dimensione narrativa e lirica insieme passa, come si vede, attraverso i mo~ delli di Proust, Joyce e Svevo): Chi ero io? Chi ero? Forse questo, però, non me lo chiesi mai. Ma sentivo bene di essere una misteriosa presenza in tutto il giardino e in tutto l'al di là 4 D'altronde alcuni di questi racconti giovanili sono già stati recentemente resi noti da un'attentissima giovane studiosa e ricercatrice (cfr. Anna Panicali, L'esordio di Vittorini tra «Ronda» e Malaparte, in «Rendiconti», 1968, n. 17-18, pp. 418-432, idem, Vittorini e « Solaria » in AA.VV., Quaderno '70 sul Novecento, Padova, Liviana, 1970, pp. 91-118). . s Anna Panicali, Vittorini e «Salaria», in AA.VV., Quaderno '70 sul Novecento, cit. pp. 95-96. 6 Elio Vittorini, Bambino che si sveglia, in Nome e lagrime, cit. p. 158. 1 Op. cit., p. 157. 113
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