Agricoltura e Mezzogiorno venti straordinari e basta controllare i programmi poliennali, e quelli discendenti dalla contrattazione 2 • In tal modo, indiscutibilmente, le risorse finanziarie si sono concentrate in poche iniziative ed in pochi poli, essendo state contratte ad altri impieghi diffusi. Non che ne sia stato compromesso, almeno nei programmi straordinari, il finanziamento costante allo sviluppo agricolo, ma anche questo ha dovuto essere concentrato, per logica derivata, in aree limitate che sono quelle dei perimetri irrigui e della così detta « valorizzazione connessa ». Una carenza sensibile si è così avvertita soprattutto negli assetti delle zone interne, per le quali hanno supplito in due Regioni - Calabria e Sardegna - leggi speciali con stanziamenti prefissati, e di valore, quindi, sempre inferiore, e, malamente, nel resto del Mezzogiorno, e per i soli servizi civili, le opere pubbliche nei Comuni così detti a particolare depressione, cui sono oggi assimilati tutti i comuni montani. Ma la gran parte dell'agricoltura, quella sulla quale andava incisivamente operato con l'adeguamento delle strutture fondiarie e con l'ammodernamento dei mezzi tecnici, è stata dal 1967 - per almeno 4-5 milioni di ettari - sostanzialmente subordinata alla « concentrazione » degli investimenti, come si è venuta chia1nando la politica della straordinarietà dell'intervento. I pochi fondi del Piano Verde n. 2, della legge zootecnica e di altre instantanee leggine, non hanno altro che scalfito questa realtà statica, lasciandola strutturalmente, economicamente, e soprattutto socialmente, più degradata. Ed anche visti nel totale - cioè con le zone di « concentrazione » - gli investimenti agricoli si sono contratti dal 1967 al 1971, rispetto al complesso degli investimenti nel ]\1ezzogiorno, dal 14,1 che erano, al 10,6 in valori correnti; dal 13,6 al 10,4 a valori costanti (1963). 2 I programmi degli inter enti straordinari hanno ricevuto nel ventennio, le seguenti assegnazioni (ancora incomplete per quanto riguarda l'ultima legge 6.10.1971, n. 853, per la quale la differenza fino a 7.125 miliardi è però già accantonata nella maggior parte per i finanziamenti industriali ed in minor parte per i progetti spe, ciali, nei quali ultimi entra una componente destinata alla valorizzazione della agricoltura). È evidente il forte calo che, nella proporzione, se non nella entità, hanno avuto gli stanziamenti per l'agricoltura, nei quali peraltro sono compresi investimenti per infrastrutture comuni ad altri settori (dighe e grosse adduzioni idriche intersettoriali; strade destinate a provincializzazione; elettrificazione; servizi sociali vari; conservazione del suolo per protezione di insediamenti ed infrastrutture) che - al 1970 - si valutavano mediamente nell'ordine del 55% degli investimenti sulla voce « infrastrutture della agricoltura». È d'altra parte da riconoscere come gli sviluppi industriali dopo il '60 abbiano avuto un promettente andamento nella loro entità complessiva, e come si sia pervenuti a quegli equilibri tra le attività primarie e secondarie, che la prima impostazione, eminentemente finalizzata alla piattaforma infrastrutturale, della legislazione per il Mezzogiorno auspicava negli anni 'SO. 101
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