Giulio Leone Non sia qui superfluo un richiamo al tipo di industria che converrebbe nelle nostre condizioni. Sembra evidente che risorse e disponibilità di manodopera - si pensi in particolare alla componente femminile - richiamino un carattere manifatturiero delle nostre attività secondarie (certo più facile a immaginarsi che a conseguirsi) e, comunque, investimenti di moderna tecnologia e quindi forse anche a media intensità di capitale, ma nel contempo a larga utilizzazione di addetti. Non sembra· che si sia fatto uno sforzo - di attrezzature, di servizi esterni, di economie sussidiarie, di composizioni ed integrazioni di impianti ed, infine, di trasporti e di rete commerciale - che corrisponda ad un tale indirizzo. Due tendenze si sono invece finora affermate e paiono non ancora arrestarsi: la grande petrolchimica di base (talora la sola raffinazione), con integrazioni differite, spesso non identificabile a valle, ad altissimo impiego di capitale e bassissirno grado di assorbimento di manodopera; la larghezza della produzione siderurgica non collegata alla utilizzazione locale dei prodotti, e neppure alla poca meccanica che si va instaurando. A parte le incertezze economiche di un tal genere di investimenti, a parte la concorrenzialità futura dei paesi dai quali la materia prima, soprattutto il petrolio greggio, provengono, resta da constatare l'estrema concentrazione e l'elevatissimo costo dell'effetto occupazionale, il rischio di deturpazione dell'ambiente e di degradazione delle sue componenti (acqua, mare, atmosfera); e resta da chiedersi il perché di uno spontaneismo così incoraggiato, senza una predisposizionè di collateralità di iniziative, che pur in alcuni momenti sembravano possibili e propizie. A queste tendenze si è accompagnata, anche per obsolescenze naturali, una mortalità di imprese piccole ed intermedie, che radicavano le loro sussistenze su livelli, invero bassi, di costi della manodopera e sulla esclusività di mercati che, dall'esterno, sono stati invece aperti, a beneficio non certo dell'occupazione locale. Il fenomeno più appariscente di un tale tipo di crescita è l'entità veramente cospicua degli investimenti. Il loro regime è sostenuto da un meccanismo creditizio di altissimo costo pubblico al quale si aggiunge una non indifferente aliquota di sussidio diretto. Il loro impiego è possibile solo in un insieme di infrastrutture di alta intensità, data la esigenza accentrata dagli impianti. E poiché questi devono per forza di cose sorgere in spazi ampi, e possibilmente isolati, periferici quindi rispetto ad altre infrastrutture esistenti, il costo di quelle specifiche è elevatissimo. Basta scorrere, per rendersene conto, i bilanci pubblicati sugli inter100
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