Mario Dilio percentuale crescente fornita da centrali elettronucleari e sempre meno da quelle termoelettriche; che l'industria automobilistica deve puntare sempre più decisamente sull'auto elettrica; che e~sendo quest'ultima (almeno per ora) un'auto prettamente da città, a causa della bassa velocità di crociera e della limitata autonomia di movin1ento, la stessa politica dei trasporti su terraferma va ripensata e riconsiderata; che ai contenitori in plastica e ai giocattoli della stessa materia si possono riaffiancare i barattoli di vetro e i « balocchi » di legno; che dalle fibre artificiali bisogna gradualmente ritornare a quelle naturali. Con ciò non solo si allunga la vita delle risorse di petrolio, ma si creano anche interessanti implicazioni in altri settori. Ad esempio: che cosa significa un rilancio dell'industria tessile tradizionale, poniamo della lana? Significa un incremento della pastorizia; incremento che non può procedere se non di pari passo alla sistemazione della collina e della montagna; collina e montagna che non solo trarrebbero vantaggio dall'essere finalmente ricondotte alla loro naturale vocazione, ma potrebbero vedere sviluppato anche l'unico tipo di attività industriale (di piccole dimensioni naturalmente) che può trovare sede in collina e montagna, quella lattiero-casearia, dal momento che la pecora non dà solo lana, ma anche latte, ed eventualmente, carne». Sono problemi seri e nuovi che debbono far meditare tutti, uomini politici e amministratori, operatori economici e sindacalisti. E sono considerazioni che, a nostro avviso, dovrebbero essere ancor più studiate e approfondite proprio da quegli organismi, diciarno Cassa per il Mezzogiorno, IASM, Ufficio Studi del Bi'lancio e_ della Prograrnmazione, Ministero dell'Industria, che si occupano di politica di sviluppo e intervento straordinario nel Mezzogiorno. Programmazione non significa soltanto portare avanti un piano e tentare in tutti i modi di attuarlo seriamente (cosa mai avvenuta purtroppo in Italia), ma anche guardare al domani, prevedere l'evolversi dei fenomeni economici controllando che i risultati si avvicinino il più possibile ai fini che si intendono perseguire. Il rapporto del M.I.T. è un segnale d'allarme da non sottovalutare. Nuovi pericoli per il futuro del Mezzogiorno significano nuove tensioni sociali, nuovi squilibri che possono ancor più alterare i caratteri distintivi della democrazia in Italia. Soprattutto per questi motivi vale la pena accogliere l'invito degli scienziati ad operare in modo da salvaguardare l'avvenire delle future generazioni. MARIO DILIO 78
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