Editoriale che non vogliono sentir parlare dei socialisti; e taluni leaders dorotei, che vorrebbero parlarne, per prudenza sono costretti a tacere o a rifugiarsi in un lessico cifrato. Quindi, fra insbff erenza dei socialisti per i democristiani e dei democristiani per i socialisti, l'una che si manifesta nelle assemblee elettive degli enti locali, l'altra che si manifesta nei dibattiti precongressuali, il « dialogo » sollecitato dal sen. Fanfani rischia di restare una intenzione velleitaria. Si consideri, però, che, se la questione delle giunte rischia di compromettere l'avvio del « dialogo», non si può prescindere, al di là degli stati d'anilno, dal fatto che la gran parte dei comuni, delle province, delle regioni dovrebbe essere sottoposta a regimi commissariali se si sfaldassero le maggioranze di centro-sinistra. E infatti, malgrado tutto, queste maggioranze durano. Ora, se si riuscisse a forn1are maggioranze di centro-sinistra là dove è stato finora impossibile formarle, e tuttavia esse risultano alternative rispetto a maggioranze frontiste o a maggioranze centriste, le condizioni per l'avvio del « dialogo» potrebbero sensibilmente migliorare. In questo senso, sarebbe auspicabile che le riunioni fra i responsabili per gli enti locali dei partiti di centro-sinistra possano continuare « a pieno ritmo » e approdare a risultati sempre più soddisfacenti. Ma intanto sono approdate a risultati insoddisfacenti; e non sarebbe più minimizzabile con1e semplice incidente di percorso ogni altro episodio locale che dovesse provocare reazioni della DC come quelle provocate dall'episodio di Pavia: ne potrebbero derivare reazioni a catena tali da indurre in sede nazionale i socialisti a subire più che a fare quella che Giolitti chiama « una scelta di opposizione stabile »; e quindi a stringere ·le alleanze conseguenti, frontiste, in un quadro politico aggravato dalle crisi generalizzate delle maggioranze di centrosinistra nei con1uni, nelle province e anche nelle regioni. Senonché, dopo i risultati delle elezioni 'francesi, la « scelta di opposizione stabile » e ne « alleranze che ne deriverebbero » sembrano assai più rischiose di quanto non potessero s'embrare allettanti prima dell' 11 marzo. Comunque sia, la condizione delle condizioni perché il « dialogo » sia avviato « subito e a pieno ritmo » è l'identificazione dei suoi contenuti: nella consapevolezza che non si tratta soltanto di verificare la possibilità di un incontro nuovo fra cattolici e socialisti; e meno che mai di forzare questa verifica mediante il grimaldello delle sinistre democristiane. Da un lato, i socialisti devono confrontarsi con tutta la DC e, dall'altro lato, ci sembra che l'esperienza abbia dimostrato anche ai più vanitosi tra i socialisti che il « ritorno critico » alla politica di centrosinistra pas·sa necessariamente attraverso il confronto con altri interlo5
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