Nord e Sud - anno XX - n. 159 - marzo 1973

Gaetano Ruello ed Ernesto Sparano Orbene, fin quando i centri decisionali, a livello politico e a livello •economico, resteranno dove oggi stanno, questi problemi a nostro avviso, resteranno in gran parte, irrisolti. Un certo sviluppo delle regioni meridionali forse potrà esserci, ma si correrebbe il rischio che ciò avvenga in termini di vassallaggio e di dipendenza dalle regioni attualmente più progredite, soprattutto per quanto concerne le scelte di fondo e quindi l'avvenire delle popolazioni residenti al Sud. A ben vedere, non si tratta di uno sciocco problema di « campanile », né si intende rispolverare una concezione autarchica dell'economia, di dimensione provinciale. Si vuole, invece, indicare la strada per mettere in ,noto un meccanismo tendente alla rivalutazione dei fattori più diretta1nente radicati nella realtà economica locale 8 • Si tratta, per altro verso, di realizzare sul piano operativo le autonomie regionali, ora che sul piano formale risultano costituite. Ciò non significa, ovviamente, che in questa fase di « avviamento » degli istituti regionali, sia controproducente continuare ad affidare alla Cassa per il Mezzogiorno e alle Partecipazioni Statali l'impegno prevalente di incidere sulla realtà meridionale, in base alle decisioni che il CIPE adotterà, in propria competenza, con l'ausilio, forse più formale che sostanziale, del Comitato dei Presidenti delle Giunte Regionali 9 •. Ma, è pure doveroso riconoscere che, attraverso l'intervento straordinario (dovrebbe essere, ormai, chiaro a tutti), non si farà altro che continuare a trasferire nelle regioni meridionali risorse esterne, che pure, non lo escludiamo, potranno risultare essenziali per elevare il potenziale economico ed il livello produttivo ~el Mezzogiorno. Ma, è evidente che, al punto in cui siamo, non si può continuare a lasciair cadere ogni possibilità di avviare un processo di rianimazione e di rafforzamento della preesistente realtà economico-produttiva 10, tipica di ciascuna regione meridionale. Né è pensabile, a nostro parere, che la Finanziaria Meridionale, il cui controllo e la cui. gestione andranno comunque ricondotti al potere 8 E. Vellecco, cit. 9 Per il quinquennio 1971-75, il Parlamento ha deliberato un impegno di spesa di complessive L. 7.125 miliardi. Il CIPE ha destinato più di metà di questa somma (L. 3.750 miliardi) per soddisfare le diverse esigenze connesse al processo di industrializzazione, assegnando la rimanente metà al completamento dei programmi precedenti (circa 2.000 miliardi per opere pubbliche nel campo delle bonifiche, della viabilità, degli acquedotti, dei servizi civili e del patrimonio artistico-archeologico; circa 500 miliardi per contributi alle iniziative agricole, turistiche, dell'artigianato, etc.), nonché all'attuazione di « progetti speciali», dei quali il CIPE, in data 4.8.1972. ne ha deliberati ventuno. · 10 Cfr. E. Vellecco, cit. 62

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