, Regioni e finanziarie regionali degli strumenti della programmazione è, dunque, il problema del momento ed in verità non può ritenersi di facile soluzione, ove si pensi alle molteplici incognite che normaln1ente condizionano la crescita di una società, per molti versi e soprattutto sul piano economico, travagliata dai processi di continua trasformazione del sistema produttivo, connessi all'ormai inarrestabile sviluppo tecnologico. In alcuni paesi si è visto che l'istituto della finanziaria pubblica è risultato idoneo, nell'ambito di una politica di piano, ad affrontare efficacemente, sotto diversi aspetti, i problemi dello sviluppo. Ed in verità, anche l'Italia non è rimasta del tutto estranea a queste esperienze. L'IRI, comunque lo si voglia definire, ubbidisce alle esigenze in esame, e d'altra parte l'ingerenza dello Stato nelle iniziative industriali private potrebbe acquistare un significato interessante attraverso le partecipazioni statali, qualora tale ingerenza venisse efficacemente coordinata con le finalità del programma nazionale, nel rispetto delle esigerenze regionali e di settore. Si pone, allora, il problema se, accanto ai tradizionali e ai più recenti strumenti di intervento finanziario nelle imprese industriali da parte della mano pubblica, sia opportuno realizzare un nuovo strumento di promanazione regionale, o in qualche modo riferibile alla Regione 4 • I più significativi provvedimenti adottati di recente in chiave meridionalistica, riassunti nella legge n. 853 del 1971 5 (nuova legge per il Mezzogiorno), sostanzialmente stabiliscono ancora la prevalenza decisionale del potere centrale su quello periferico e segnatamente regionale. Infatti, l'inquadramento dell'azione pubblica per il Mezzogiorno nel contesto della programmazione economica nazionale (il Sud, finalmente. diventa problema nazionale!) viene stabilito riconducendo tutte Je relative decisioni al CIPE e limitando la partecipazione delle Regioni interessate ai processi decisionali solo attraverso il Comitato dei Presidenti delle Giunte Regionali, istituito presso il Ministero del Bilancio con monocentrico. È questo un punto cruciale, su cui vale la pena rli continuare ad jnsjstere. La programmazione. in una società pluralistica. non siQ"nifica centralizzazione ma - nella essenza - miglior coordinamento dell'azione dei centri autonomi di decisione e di potere. La programmazione nasce come esigenza di ordine per un sistema a scelte decentrate. È il mezzo per permettere a questa di svolgersi meglio ». Opera cit., pag. 1073. 4 Sotto questo riguardo, il discorso dovrebbe essere svolto esaminando, o quanto.: meno indicando le principali finanziarie pubbliche operanti nel paese. Riteniamo, però, che sia sufficiente, ai nostri fini, rinviare alla trattazione dell'argomento eseguita da G.M. Golinelli, Le finanziarie di sviluppo nell'esperienza italiana, Giuffré, 1970. 5 SulJ'argomento si veda: F. Ventriglia, La nuova legge per il Mezzogiorno, in « Rassegna Ecopomica », 1971, 4, pag. 911; A. Testi, Una legge da rivedere, in « Nord e Sud», 135, 1971; A. Servidio, Il nodo meridionale, E.S.I., 1972, pag. 319 ss. 59
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