Regioni e finanziarie regionali Volendo accennare a qualche altro peculiare aspetto delle difficoltà in cui si dibatte attualmente la picola e media industria sarà il caso di rifarsi ai risultati del Rapporto CENSIS 1972 (Centro Studi Investimenti Sociali), dove si può leggere testualmente che oggi sono proprio le « medie » aziende che maggiormente sopportano una situazione di crisi, in correlazione a una rigidità crescente della struttura (rigidità che aumenta di molto i loro costi), cui non corrisponde alcuno degli effetti in qualche modo positivi dell'azienda di grandi dimensioni (economie di scala, diversa concezione del marketing, risorse destinate a ricerca, eccetera). La dimostrazione dell'assunto è data nel Rapporto attraverso l'esame dei dati relativi al funzionamento della « cassa integrazione » nelle tre classi di dimensioni aziendali, rilevando, in particolare, che al luglio 1972, nei settori come il « tessile » e « del vestiario » (la cui produzione è organizzata prevalentemente in termini di media impresa), si sono registrate rispettivamente 505.000 e 506.000 ore di cassa integrazione per la gestione ordinaria e 1.350.000 e 965.000 per quella straordinaria. Con riferimento specifico alle « piccole » imprese il Rapporto, poi, osserva che non è raro trovare piccole aziende che, di fronte alla difficoltà di superare la soglia dimensionale critica per una funzionale organizzazione e gestione, e di fronte alle difficoltà derivanti dall'essere una azienda superiore ai 2~ o 35 dipendenti (con i relativi rifiessi sugli imponibili di mano d'opera, sull'applicazione dello statuto dei lavoratori, sulla giusta causa, eccetera) hanno provveduto ad articolare e quasi frantumare la loro strutura, ricorrendo a forme diverse di adattamento, che vanno dal ricorso al lavoro a don1.icilio alle divisioni delle unità provita, nell'ambito di accordi e di iniziative presi a livello di Confindustria, alla costituzione di taluni c.d. Consorzi Garanzia Fidi con finalità mutualistiche, ossia con lo scopo di facilitare la concessione di credito alle consociate, attraverso la reciproca concessione di garanzie. L'una e l'altra iniziativa rappresentano un chiaro sintomo di questa peculiare « debolezza » dell'industria di modeste dimensioni, per ovviare alla quale, su proposta del Ministro dell'Industria, il Consiglio dei Ministri, nel dicembre scorso, ha deliberato la costituzione di un fondo di garanzia, alimentato in parte con denaro pubblico e in parte con contribuzione delle stesse imprese interessate. Il meccanismo di funzionamento del Fondo probabilmente sarà analogo a quello già operante per l'agricoltura, istituito in base all'art. 36 della legge 2.6.1961n. 454 (primo Piano Verde). Per facilitare la concessione di mutui (nel caso delle imprese industriali) a medio termine al di là dei limiti di percentuale e di garanzia imposti rigidamente dalle leggi vigenti, gli istituti mutuanti verrebbero garantiti dal Fondo per le eventuali perdite dipendenti da infruttuoso (in tutto, o in parte) recupero in èanno del mutuatario. Si verrebbe, in tal modo, a facilitare e rendere più· spedito il rapporto Banca-impresa richiedente, per cui è da attendersi che, in mancanza di più convincenti soluzioni, de] problema presto si discuterà in Parlamento. 57
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