Giornale a più voci di frontiera. Ora se è vero che il clima di violenza e di intimidazione instaurato dal Movimento Studentesco per lungo tempo nell'Università è fatto che non merita comprensioni o complicità, e se è vero che la Statale non può essere equiparata alla chiesa del Medioevo, cioè luogo di immunità e di impunità sulle soglie del quale si arresta il diritto comune, è anche vero ·che il singolo atto criminoso non può essere addotto a pretesto per la repressione del dissenso o per una forma di licenza alla giustizia sommaria od alle esecuzioni capitali. Gli ordini di cattura (o mandati? non si è ben capito) emessi dal Procuratore della Repubblica contro Capanna, Liverani e Guzzini, a seguito di una denuncia del prof. Schiavinato sembrano purtroppo confermare l'impressione che la tendenza sia di sbarazzarsi in fretta del Movimento Studentesco e del dissenso che esso rappresenta. Decisivo appare, in questo senso, il fatto che la Procura ha ritenuto di doversi servire del provvedimento in oggetto (che è nella fattispecie facoltativo) in luogo di quello più equo, ragionevole e normale (dato che gli imputati non sono delinquenti professionali) dell'avviso di reato. I commenti al fatto da parte dei partiti politici sono stati i più disparati ma, a parere di chi scrive, l'osservazione più significativa è stata quella contenuta in una dichiarazione di Giacomo Properzi, segretario cittadino del P.R.I.: « Arrestare Capanna e Liverani non serve assolutamente a ristabilire alla Statale un clima di convivenza civile. Certo, ci sono stati atti di teppismo, ma es·si sono le conseguenze di una situazione che si trascina da decenni, durante i quali nell'Università è cambiato solo il numero degli iscritti». Osservazione che richiama un calzante paragone proposto da un militante del Movimento Studentesco: « Se vendessero centomila biglietti per uno stadio che contiene diecimila spettatori, scoppierebbe la rivoluzione alla prima domenica di campionato. E noi siamo proprio in questa condizione, con l'aggravante che non siamo spettatori, ma protagonisti dello studio». Sarà proprio da questo rilievo di fondo, esemplificato in modo drammatico dalla situazione della Facoltà di Scienze Politiche (6.000 iscritti, 2 aule, 3 professori) che debbono trarsi argomenti per operare alcuni «distinguo» nelle considerazioni sulla violenza. Per quanto riguarda i neofascisti non è necessario perdersi in digressioni ed indagini particolareggiate. Costoro sono sempre stati presenti sia nelle Università che negli Istituti medi, anche se in mi,sura esigua a Milano, ma la loro azione è stata, fino a qualche a:nno fa, più fastidiosa che pericolosa, il loro atteggiamento più qualunquistico che violento. Sembra pertanto difficile disconoscere l'esistenza di un nesso causale tra l'esplosione dei movimenti extraparlamentari di sini·stra e l'insorgere ed il proliferare non solo di gruppi· fascisti, agguerriti e violenti, ma anche di una più generale ed indefinibile « mentalità fascista». Il riconoscimento di questa relazione causai~, confortata oltre che da una elementare legge fisica anche dai costanti risultati della ricerca storiografica, non legittima però il successivo pas_saggio logico che approda alla teorizza51
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