Nord e Sud - anno XX - n. 159 - marzo 1973

Michele Ributti parte dei quali ignorava tutto del pensiero marxista-leninista ed aveva comun- . que uno scarso interesse per le forme tradizionali di lotta politica, hanno potuto ritrovarsi sul pavè del quartiere latino a costruire barricate, a battersi con la polizia per cercare di rovesciare un regime, pur senza avere alcuna soluzione alternativa? Quale denominatore comune li ha uniti? Sicuramente l'incertezza dell'avvenire, la repulsione per il consumismo elevato a valore, il timore di sprofondare nella grigia vita dell'uomo unidimensionale o, come dice Edgar Morin, di divenire semplice « strumento ausiliario del potere», la vanità dell'impegno riformatore. « L'immaginazione al potere» è il motto degli studenti di Nanterre. « ... L'ideologia rivoluzionaria è un movimento, una forza a cui si appartiene e che si combatte. Essa non si preoccupa delle sue condizioni storiche e lascia questo lavoro agli specialisti dell'oggettività. Se volete sapere che cos'è la rivoluzione e dove va non avete capito niente. Se voi aspettate l'ispirazione o il « messia» la vostra attesa sarà lunga, ovvero infinita. Sarete morto prima a meno che non la siate già»: questo si leggeva in un passo del programma del gruppo parigino Nous sommes en marche. Come si vede la filosofia del maggio francese è contro la storia, fuori dalla realtà, se si vuole, in completa antitesi con il marxismo «storico». Ma la presa emotiva di que~te tesi è enorme, la strategia genericamente antiautoritaria e antiburocratica del Movimento Studentesco diventa lotta al consumismo, e Capanna guida la contestazione alla « prima » della Scala ed il picchettaggio alla Rinascente. Gli idoli del moment~ sono Ho Chi Min, Che Guevara e Camilla Torres, i simboli della resistenza alla repressione e al capitalismo. L'università non è più al centro della elaborazione politica degli studenti poiché essa è solo la microscopica riproduzione dell'ingiustizia che domina la società italiana e occidentale in genere. La reazione dell'opinione pubblica moderata e _benpensante è sproporzionata e talvolta isterica, la paura « dei rossi» si impadronisce dei milanesi e vi è chi annuncia, più o meno enfaticamente, più o meno opportunisticamente, che Annibale è alle porte. È più o meno lo stesso stato d'animo che Giolitti ricordava, con ironia e commiserazione, in una bella pagina delle sue « Memorie», essere comune ai suoi colleghi e alle classi agiate, alla vigilia dello «spauracchio» dello sciopero generale del 1903. A differenza di allora, però, invece di attendere pazientemente, come fece appunto Giolitti, che le acque si calmassero e che il Movimento si svuotasse spontaneamente, l'intolleranza dei bottegai milanesi e la caccia alle streghe.bandita dalla cosiddetta maggioranza silenziosa hanno il sopravvento e si invoca la repressione. Si finisce cos1 col rendere duraturo e ben organizzato un movimento che per sua natura era debole ed effimero. Infatti, innalzando il vessillo delle persecuzioni subite, il Movimento Studentesco salda i suoi rapporti con i gruppi operaisti, allarga notevolmente il . numero dei suoi militanti fino a rappresentare la maggioranza alla Statale e in molti istituti medi, provvede a darsi una impostazione ideologica più propriamente marxista: al principio della « immaginazione al potere» si sosti48

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