Giornale a più voci A Vico Equense una società mista (capitale italiano e straniero) sta esercitando sulle autorità locali grandi pressioni per poter lottizzare una vasta fascia del Monte «Comune». A Massalubrense sono in atto iniziative di imprenditori olandesi e tedeschi. Situazioni di complicità della provincia di Napoli e responsabilità dell'ANAS sono state spesso denunciate in rapporti ufficiali e interrogazioni parlamentari. I sei Comuni della penisola sorrentina sono privi di Piani regolatori. Si è costruito, e si continua a costruire, senza logica, all'insegna del massimo profitto e della espansione a macchia d'olio, in senso cioè multidirezionale. La sezione sorrentina di « Italia Nostra», presieduta dall'ing. Mario Maresca, ha fatto più di duecento denunce alle autorità. Denunce volte non soltanto a bloccare singoli episòdi di speculazione, ma a non lasciar compromettere le prospettive di sviluppo globale del territorio di cui la Sezione riproponeva sempre le linee di fondo. Così, nel contestare con vigore la concezione secondo la quale lo sviluppo alberghiero ed edilizio era di per sé sufficiente ad assicurare la dilatazione « dell'area del benessere», Italia Nostra ha avversato le lottizzazioni costiere che si andavano man mano progettando e realizzando, ha criticato i grossi interventi stradali effettuati dall'Anas e dalla Provincia di Napoli, ha difeso con accanimento i centri storici, distrutti i quali sarebbero state cancellate le tracce di un'antica ed originale civiltà. Ma l'azione, pur tempestiva ed appassionata, di « Italia Nostra» non ha potuto impedire che si trasferissero sulla penisola sorrentina i tradizionali modelli edilizi delle periferie urbane e che la penisola sorrentina ~ carne è successo a gran parte della Riviera ligure o della Costiera vesuviana - diventasse, sia pure in parte soltanto, uno « squallido sobborgo urbano di Napoli». Il limite oggettivo dell'azione svolta da «Italia Nostra» è un limite « istituzionale» dovuto, cioè, alla mancanza di Piani urbanistici o, meglio, alla presenza di troppi Piani urbanistici. Tanti Piani, senza averne uno che avesse forza e valore di legge! In meno di sette anni, infatti, la penisola sorrentina e amalfitana si è vista cadere addosso ben cinque Piani, ma nessuno di questi è diventato mai legge operante. Nel 1965, finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno e redatto dall'arch. Bernardo Rossi-Doria e dal prof. Angerio Filangieri, fu elaborato il Piano di «Italia Nostra» per lo sviluppo turistico della zona; un Piano centrato sulla difesa ad oltranza dei valori paesaggistici e naturali come premessa per una efficiente politica di sviluppo, valorizzazione e qualificazione turistica. Nel 1968 venne predisposto lo Schema di assetto territoriale dell'area sorrentino-amalfitana; fu redatto dai professori Luigi Piccinato, Roberto Pane, Angerio Filangieri, Giuseppe Muzzillo e Alessandro Dal Piaz. Pur essendo stato, nel 1970, approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, questo Schema non divenne mai esecutivo e _non servì, quindi, ad avvia·re la pianificazione urbanistica della zona. Eppure conteneva gravi denunce. Segnalava, infatti, « al Ministero ed al Paese intero», lo stato di « irresponsabile abbandono in cui è lasciato il territorio, teatro ormai da oltre 15 anni della più vergognosa e incontrollata speculazione edilizia con il concorso, talvolta, 45
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