Giornale a più voci sanzioni pecuniarie neppure ai costruttori abusivi che hanno operato negli ultimi cinque-sei anni, cioè dall'avvento della legge ponte ad oggi. Se trovasse la forza di infliggere queste sanzioni, si potrebbero recuperare subito, come è stato calcolato, almeno trenta miliardi utilizzabili per potenziare i sottoservizi nelle zone in cui sono stati maggiormente compromessi, o per ridare dignità urbana a rioni diventati delle gigantesche gabbie. Ma il problema è molto più vasto e va al di là della necessità di reperire, sia pure in tempi brevi, le grosse somme che servono per rifare la rete dei sottoservizi. Non interessa tanto, da questo profilo, stabilire se il modo migliore per ottenere questi finanziamenti può essere un'iniziativa autonoma àel Comune di Napoli o una proposta di legge, al Parlamento, di iniziativa della Regione Campania. Certo, ha la sua importanza constatare che il Comune non ha ancora speso, per quanto riguarda i sottoservizi, i fondi messi a disposizione, undici anni fa, dalla Legge Speciale per Napoli e che anche più recenti stanziamenti, per il rafforzamento del collettore «Mantella», non sono stati utilizzati con la rapidità richiesta dalla drammatica situazione venutasi a determinare sulla fascia collinare della città. Pur tuttavia, il problema principale resta quello di accertare la volontà del Comune di intervenire, in queste situazioni di dissesto, con l'organicità e l'energia necessarie; accertare se anche gli interventi sui sottoservizi e sul sottosuolo si inseriscono, o meno, in un quadro articolato di politica del territorio, volta a recuperare un tipo di gestione del territorio coerente con i diritti della comunità e tesa all'obiettivo della sicurezza sociale. Se si vuole evitare che Napoli crolli e uccida, se si vuole por fine alla vicenda della « città di cartone che scivola a mare», il discorso deve ritornare al Piano Regolatore della città e alla sua « filosofia» debbono essere rapportati tutti gli interventi che si intende operare sul territorio. C'è, da parte del Comune di Napoli - e dell'Assessorato all'Urbanistica in particolare - la volontà di applicare rigorosamente il nuovo Piano Regolatore? Recenti avvenimenti rendono legittime perplessità e riserve. Se, da un lato, l'Assessorato ai Lavori Pubblici, nel momento in cui chiede di colpire con forti sanzioni pecuniarie almeno i costruttori abusivi che hanno operato dall'avvento della Legge Ponte in poi, dimostra la sua volontà di far pagare agli speculatori il costo di servizi sociali necessari per restituire dignità di «città» a zone che somigliano più a gabbie allucinanti che a quartieri ur bani, dall'altro lato la volontà dell'Assessorato all'Urbanistica di apportare subito varianti al nuovo Piano Regolatore per consentire la costruzione di altri mille vani in collina (Posillipo,· Camaldoli, Due Porte all'Arenella) dimostra inequivocabilmente che gli amministratori comunali non sono tutti d'accordo sulla necessità di invertire tendenza e considerare chiuso per sempre il vasto capitolo della speculazione edilizia. Siste;maticarr1ente esce qualche assessore che si fa vanto di riaprire questo capitolo e di scrivervi qualche altra pagina. Così si dimostra sempre più vero, sempre più dolorosamente vero, il detto di Rousseau: « Sono le case a fare un borgo, ma sono gli uomini a fare una città » ! 43
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