Nord e Sud - anno XX - n. 159 - marzo 1973

Ermanno Corsi In quella zona del Vomero, dove i palazzi sono stati costruiti uno addosso all'altro senza soluzione di continuità, le voragini sono frequenti, sempre provocate dalla rottura del vecchio collettore fognario «Mantella» che taglia perpendicolarmente le strade della collina. Tre aruii fa franò un tratto di via Aniello Falcone. Si spalancò una bocca che inghiottì il farmacista Alfredo Cerrato. Il suo corpo, trascinato a valle dai detriti, fu recuperato dopo una quindicina di giorni. Dal 1966 al '69 si sono verificati, a Napoli, oltre 60 tra voragini, crolli, frane e sprofondamenti, più di 4 mila dissesti edilizi e stradali. Il bilancio è stato di undici morti e 400 feriti, migliaia di persone sfrattate da alloggi pericolanti. È stato il risultato di una lunga catena di violazioni, di abusi, di arbitri irnpuniti. Nel 1967 una Commissione comunale per il sottosuolo (costituita da docenti e studiosi estranei alla speculazione edilizia) aveva chiesto che non fossero rilasciate più licenze di costruzione sulla fascia collinare della città. Qui, aveva detto la Co1nmissione, i sottoservizi non reggono più, sono in uno stato di avanzata precarietà. Non sono stati rafforzati in proporzione ai massicci insediamenti abitativi. Sono ancora quelli dei Borboni. Andavano bene quando il Vomero aveva 35 mila abitanti, non ora che ne ha 200 mila e che è « una città nella città». Della inadeguatezza dei sottoservizi non si è mai tenuto conto, a Napoli, né prima né dopo il 1967. Si è sempre caricato il suolo oltre ogni misura. Gli spazi sono stati utilizzati scientificamente. In città è rimasto meno di n1ezzo metro quadrato di verde per abitante. La speculazione edilizia è stata il vero « oro di Napoli », l'unica attività imprenditoriale svolta con continuità. Si è calcolato che, dal dopoguerra al 1970 - fino a quando cioè è stato adottato, dall'amministrazione Principe, il nuovo Piano regolatore - sono stati costruiti abusivamente (senza licenza edilizia o in difformità) oltre 300 mila vani. Soltanto nell'agosto del 1968 vennero rilasciate licenze per circa 60 mila vani: duemila al giorno. Nel sottosuolo di Napoli esistono, come è stato accertato da commissioni cti tecnici, circa 400 tra caverne e grotte. Ma non sono queste caverne e grotte la causa dei continui crolli e sprofondamenti. Caverne e grotte, affermano gli urbanisti, possono servire per realizzare « la città del futuro», una città che trovi nella loro utilizzazione la maniera per recuperare alla collettività una serie di servizi importanti, come ad esempio ampi parcheggi sotterranei. Il più grande teatro napoletano, il Metropolitan, è stato ricavato da una grotta scoperta sotto lo storico palazzo Cellamare. Crolli e voragini -- come è ormai accertato - sono dovuti alla esplosione dei sottoservizi che, in tutta la fascia collinare della città, sono sottoposti ad una pressione sproporzionata. Per rifare ]a rete fognaria e ridarle una capacità ricettiva adeguata alle necessità, la Regione ha proposto una leggé al Parlamento per lo stanziamento di 85 n1iliardi. Si chiede, cioè, che sia lo Stato a pagare i guasti e i danni enonni provocati dalla speculazione edilizia. Il Comune di Napoli, dal canto suo, non sembra in grado di infliggere 42

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