L'inverno degli intellettuali i criteri usati nel nostro tempo, il canone di giudizio è diventato « politico » nel senso più angusto del termine: per questo ci si è trovati di fronte a quel terrorismo culturale che ha finito con il provocare la letteratura, la psicologia, la sociologia, la filosofia di consumo. Si spiegano allora le fughe in avanti, che, a un certo punto, si sono trasformate in fughe all'indietro: infatti ciò che l'inchiesta di Grazzini maggiormente significa è il tramonto di quella « speranza nella rivoluzione » che aveva tanto lusingato gli intellettuali di certa sinistra (si pensino, ad esempio, le dichiarazioni che oggi fa Franco Fortini, per il quale « non resta ormai che la testimonianza ·individuale », la necessità di « aiutarsi da soli, non più fuggendo come Enea da una Troia in fiamme e portandosi dietro le cose più care, ma restando a cercare fra le macerie dei villaggi distrutti qualcosa da mettere in salvo. Bisogna tornare a studiare seriamente le possibilità che, così com'è, la società può offrirci »; parole che, se pronunziate qualche anno addietro, da chi non militava nelle file dell'ultra sinistra, avrebbero fatto gridare al reazionario e al fascista). Così, sul pennone della nostra cultura è tornata a sventolare la bandiera bianca: la innalzano i progressisti, che non credono più nell'imminente rivoluzione e si trincerano - come Fortini - dietro i tempi lunghi; la innalzano i conservatori che vedono la nostra come un'-epoca di « male radicale», o pensano - come Spirito - che il mondo andrà avanti da sé. Può darsi che la situazione attuale si presti a questo genere di considerazioni: ma occorre tenere presente due cose. Prima, che questa situazione non si è generata da sola, ma è stata voluta da quanti « incendiavano Troia » e riducevano « in macerie i villaggi », con l'idea, alquanto peregrina, di dare vita a un nuovo mondo (senza capire la tensione dialettica esistente fra il « vecchio » e il « nuovo » ), sia da quanti, di fronte a questo fenomeno, programmavano un'astratta« restaurazione culturale » (senza capire che questa avrebbe dovuto passare attraverso una precisa restaurazione poli~ica di tipo parafascista), fuggendo nel passato. La seconda considerazione è quella che, fallite queste due operazioni, non basta costatarne il fallimento, ma occorre riprendere il cammino. Non sarà certo il lamento di alcuni illustri personaggi a fermarlo: il mondo, diceva Vico, « è giovane ancora ». · GIROLAMO COTRONEO 15
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