Nord e Sud - anno XX - n. 159 - marzo 1973

L'inverno degli intellettuali sempre piuttosto deformanti, rappresentando ogni intellettuale un tipo a sé non già quello medio: al massimo, un fenomeno culturale può avere una maggiore o minore incidenza sulla vita etico-politica di un paese; ma questo diventa già un altro discorso (come un altro discorso sarebbe quello da farsi sul modo con cui Grazzini ha condotto l'inchiesta, volutamente indirizzata, e per la scelta dei soggetti e per il modo di porre le domande, a mettere in rilievo la « crisi » esistente). Comunque sia, si diceva prima della delusione, o irritazione, che sj prova nel leggere certe dichiarazioni: la tendenza a dare la colpa agli « altri » (alla politica, alla società, al capitalismo, al comunismo, alla storia insomma) è infatti emersa chiaramente dall'inchiesta di Grazzini, dove la più parte degli intervistati si è appellata a motivi metafisici, dichiarando l'impossibilità di fare qualcosa. Così, Ugo Spirito arriva alla conclusione che il « mondo si va facendo da sé, per cui nessuno ha più responsabilità di sorta »; Carlo Bo ritiene che ormai, dopo il fallimento di tutte le tendenze culturali della nostra epoca, da quella cattolica a quella marxista a quella liberale, più che « cosa fare », c'è soltanto da ·chiedersi « cosa sperare »; Franco Fortini crede che « per un periodo abbastanza lungo di tempo i conti sono fatti»; per Augusto Del Noc~ « nessuna fede guida ormai la politica, e nessuna cultura offre spinte ideali »; Tito Perlini crede probabile « una restaurazione culturale di destra », cioè un lungo ristagno di ogni fermento intellettuale. Un quadro, dunque, più che desolante: ed è facile capire come a giustificazione di queste conclusioni siano stati portati avanti i più svariati argomenti, dove appunto la colpa è sempre degli « altri »: così per Del Noce la colpa è della cultura idealistica che nel suo crollo ha travolto tutte le forze - che in Italia erano la più parte - che ne avevano subito l'influsso; Ugo Spirito porta avanti una causa metafisica parlando di un mondo che « cambia in virtù dell'incontro di forze cosmiche che non sono padroneggiate da nessuno»; Carlo Bo parla di una classe politica che « s'infischia del consenso della cultura (salvo che a sinistra, ma forse per servirsene) »; Montale parla di un mondo « moralmente ammalato» dove « nessuno si rassegna più alla propria condizione », dove « l'autorità religiosa e quella del pater familias diminuisce ogni giorno », dove « la filosofia è morta»; di un mondo guidato « da gente mediocre» perché « la societ~ ha bisogno di uomini di modesta levatura che sappiano 13

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