Antonino Laganà capacità che l'uomo ha di conoscere, e delle nozioni ad essa associate, richiede che queste nozioni siano proiettate nel contesto delle relazioni sociali fra gli uomini», ma addirittura « chiarire la natura della filosofia e chiarire la natura delle scienze sociali costituisce un'unica operazione, poiché ogni serio studio della società deve essere filosofico e ogni seria filosofia deve preoccuparsi della natura della società umana». La filosofia di cui si parla qui è intesa, evidentemente, come analisi del linguaggio, come un sapere « intorno a ciò che può essere detto sensatamente», se si vuole, come «gnoseologia», rimanendone esclusa una interpretazione in chiave meramente « sotto-occupazionista », visto che « il suo scopo non è quello semplicemente negativo di eliminare gli elementi presenti nel processo di acquisizione di ulteriori conoscenze scientifiche, ma quello positivo di accrescere la comprensione filosofica di ciò che è implicito nel concetto di intelligibilità». Filosofia e sociologia costituiscono così il loro spessore teoretico sui concetti di comprensione e intelligibilità, senza che per ciò resti emarginata la possibilità di una diversa comprensione di tipo scientifico, il cui significato va ovviamente distinto con cura dal precedente. Da un punto di vista concettuale e quindi non empirico « comprendere qualcosa significa comprendere anche il suo contraddittorio», ossia intendere l'intera sfera entro cui ha senso la possibilità di eventi opposti e inconciliabili, l'elemento comune che li unifica a priori alla base, giustificandone così una eventualità che solo la successiva esperienza sarà in grado di determinare fattualmente. · A differenza che nelle scienze della natura ove « abbiamo a che fare con un unico insieme di regole, con quelle cioè che governano la ricerca stessa dello scienziato, qui l'oggetto di studio del ricercatore sociale, non diversamente dal suo stesso studio, è un'attività umana e perciò governata da regole». La difficoltà - quindi, l'elemento di novità.- consiste perciò nel fatto che, mentre si giudica degli eventi della natura sulla base di una «regola» ad essi esterna, tale operazione diventa illegittima quando si tratta di fenomeni o « cose» sociali in quanto « il loro essere intellettuali o sociali dipende [ ...] interamente dalla loro appartenenza ad un sistema di idee o ad un modo di vita. È soltanto rispetto ai criteri che governano quel sistema di idee o quel modo di vita che esse possono esistere come eventi intellettuali o sociali ». In breve, la comprensione di un fatto sociale non può essere ottenuta che a condizione di intenderlo come elemento di un insieme fornito di proprie leggi, cioè di un insieme significante cui si sottrarrebbe la propria regola di ricerca. In questo senso, « il nostro linguaggio e le nostre relazioni sociali non sono che due diverse facce della stessa moneta», in quanto « tutto il co1npo:rtamento significativo deve essere sociale, poiché esso può essere significa-· tivo soltanto se governato da regole e le regole presuppongono un quadro sociale». Il « comportamento volontario» ossia « quel comportamento per cui c'è 120
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