La politica estera dell'Italia fra le due guerre (I) chiare che affliggeva la politica estera italiana: l'impostazione della « Vittorio Veneto » e della « Littorio » rappresentò una mossa antifrancese proprio nel momento in cui l'Italia assumeva un atteggiamento anti-tedesco. In effetti, l'Italia si trovava invischiata in una gara di potenza dalla quale avrebbe potuto uscire solo imprimendo un nuovo e deciso indirizzo alla sua politica. L'iniziativa tedesca, minacciando di alterare un equilibrio oceanico che aveva un interesse vitale per la Francia, aveva spinto questa ad una risposta, che aveva un suo innegabile significato tecnico (le « Dunkerque » possedevano le caratteristiche più indicate per controbattere la possibile minaccia delle « tascabili ») ma minacciava, sia pure indirettamente, l'equilibrio mediterraneo, che per l'Italia era almeno altrettanto vitale. Tutte le risposte e le controrisposte che, negli anni successivi, coinvolsero le maggiori potenze ebbero origine dalla minaccia di rottura di un equilibrio parziale e dalle ripercussioni sempre più ampie di tale minaccia che la diplomazia non riuscì a controllare. L'Italia e la Francia, come si è già accennato, avrebbero avuto tutto l'interesse a trovare una stabile intesa. Invece continuavano ad essere divise da aspre rivalità, legate ad impostazioni precedenti che continuavano a produrre, quasi per forza di inerzia, i loro effetti. Così, alle conseguenze della loro rivalità navale - divenuta evidente durante la Conferenza di Washington del 1921-22 ed acuitasi in occasione della Conferenza di Londra del 1930 34 - si sommavano quelle della rivalità che le opponeva nell'area danubiano-balcanica, nella quale tutte e due si erano date da fare per estendere le loro zone d'influenza 36 • nomia, inoltre, le rendeva particolarmente adatte alla lotta contro i traffici oceanici. Queste loro caratteristiche spiegano i motivi tecnici della risposta francese, basata su corazzate più potenti delle « Deutschland » ed almeno altrettanto rapide. E spiegano anche i motivi della successiva controrisposta tedesca alle « Dunkerque », con le ancora più veloci « Scharnhorst » e « Gneisenau », impostate nei primi mesi del 1935, che avevano un dislocamento di quasi 35.000 t a carico normale e di quasi 39.000 t a pieno carico ed un armamento principale di 9 pezzi da 280 mm. Come spiegano i motivi della successiva gara che, con una serie di risposte e controrisposte, si scatenò fra tutte le grandi potenze navali. 34 Durante tale Conferenza, la Gran Bretagna propose la riduzione del dislocamento delle navi da battaglia o addirittura la loro abolizione. Quest'ultima proposta fu apprezzata dall'Italia e dal Giappone ma non incontrò il favore degli Stati Unit.i né della Francia. Alla fine, cadute entrambe le proposte, fu raggiunto un accordo per le flotte da battaglia solo fra gli Stati Uniti, il Giappone e la Gran Bretagna. La Francia rifiutò ancora una volta il principio della parità navale con l'Italia, e perciò la partecipazione delle due nazioni all'accordo divenné impossibile. 35 L'Italia si era data da fare per scalzare l'influenza francese incoraggiando il « revisionismo» ungherese, cercando di staccare, senza successo, la Romania dalla Francia, accentuando la sua « tutela>~ sull'Albania, e sottoscrivendo i « Protocolli 113
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