Vittorio Barbati e non solo economica, rispondeva ad· una vocazione del regime: era, si può dire, nella sua natura. Il modo in cui fu attuato, però. fu imposto da una crisi nata al di fuori del sistema economico italiano e che non era stata prevista da nessuno. Il paradosso, se così si può chiamare, fu che proprio grazie a tale processo l'economia italiana cominciò ad assumere le caratteristiche di uno strumento della politica estera. Se questo obiettivo, durante gli anni della crisi, 1u perseguito coscientemente o no è problema storico che non è ageyofe risolvere. Qui ci interessa notare che questo si verificò. Esitazioni e colpi di forza. Con l'avvento di Hitler al potere il quadro politico europeo mutò. E cominciarono ,_i incrinarsi i precari equilibri che, fino ad allora avevano trattenuto i popoli del Vecchio Continente dal dilaniarsi ancora una voi ta a vicenda. Forse uno dei primi ad avere la percezione del nuovo pericolo fu proprio Mussolini, che si dette subito da fare per imbrigliare Hitler con il suo « patto a quattro ». Perciò, il 18 marzo 1933, sottopose - durava ancora l'« intesa cordiale » con l'Inghilterra - il suo progetto al premier inglese MacDonald ed al capo del « Foreign Office», sir John Simon. Il progetto contemplava un « Direttorio» delle quattro grandi potenze (Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia), che avrebbe dovuto garantire, mediante un'azione concertata (ossia mediante pressioni congiunte sugli Stati più piccoli), la pace in Europa, e prevedeva inoltre la parità di diritti della Germania in materia di armamenti con l'accettazione del principio della revisione dei trattati di pace. Gli Stati minori insorsero e le grandi potenze dovettero fare macchina indietro. Il Patto che ne risultò, e che fu firmato il 7 giugno, fu uno dei tanti patti inutili di cui è costellata la storia diplomatica: un accordo di principio, con il quale le quattro potenze si impegnavano a « consultarsi » per risolvere le loro questioni. Quali obiettivi avrebbe voluto conseguire Mussolini con questo progetto? È impossibile rispondere a questa domanda. Voleva che fosse sancito ufficialmente il ruolo di grande potenza dell'Italia? Sarebbe stato un modo come un altro di illudersi: se una nazione è una grande potenza, ha poca importanza che questa sua « qualifica » sia sancita in un documento diplomatico; se non lo è, ha poca importanza lo stesso. O voleva stornare dall'Italia il dinamismo tedesco, costruendo un sistema capace di controllarlo, o addirittura di indirizzarlo in altre direzioni? Pensava di poter imbrigliare Hitler, offrendogli dei vantaggi e vincolan110
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==