Vittorio Barbati indirizzo politico che le indicasse le linee da seguire nella sua preparazione, poteva dedicarsi solo ad una politica di primati. L'Esercito, infine, affrontò finalmente il problema centrale del rinnovamento dei suoi materiali: quello dell'artiglieria. Per iniziativa del suo Capo di Stato l\1aggiore, generale Bonzani, fu studiato un programma che prevedeva la sostituzione di tutte le artiglierie in dieci anni 21 • Il progetto era ambizioso ed avrebbe comportato una spesa enorme (che, fra l'altro, non fu nemmeno possibile determinare con esattezza). Comunque fu approvato sia dal ministro della Guerra, generale Gazzera, che da Mussolini. Ma il ministro delle Finanze rifiutò l'assegnazione dei fondi e per parecchi anni non si parlò più di rimodernare l'artiglieria italiana. Il difetto di questo piano stava nel fatto che esso era legato alla concezione dell'esercito di massa, in linea con le vedute del regime sulla « nazione militare » e con le idee di molti capi militari che avevano fatto le loro esperienze durante la guerra mondiale. Un suo ridimensionamento lo avrebbe probabilmente reso attuabile. Ma tale ridimensionamento sarebbe stato possibile solo con un ritorno a quella concezione dell' « esercito scudo e lancia », che era stata ventilata e scartata nell'immediato dopoguerra 22 • Le ripercussioni della cns1 economica mondiale - cominciata fl 21 ottobre 1929, il famoso « giovedì nero », con la caduta delle quotazioni a Wall Street - si fecero sentire anche in Italia. Ed ebbero, per quanto ci riguarda direttamente, due ordini di conseguenze: il rallentamento dei programmi militari e l'accrescimento degli interventi statali in campo economico. 21 Questo programma prevedeva la produzione o l'acquisto di 15.371 bocche da fuoco con i relativi traini e di 58 milioni di proietti. Una parte di queste bocche da fuoco avrebbe dovuto essere costituita da pezzi di modello italiano (soprattutto di piccolo calibro), un'altra parte da modelli stranieri da riprodurre in Italia ed un'altra parte ancora da artiglieria (soprattutto pesanti) da acquistare all'estero. 2 2 Dopo la fine della prima guerra mondiale, si affrontarono due correnti di pensiero: quella dell' « esercì to scudo e lancia » e quella dell' « esercì to a grande intelaiatura». Secondo la prima concezione, l'esercito avrebbe dovuto essere formato da professionisti (volontari a lunga ferma), mentre i militari di leva dopo un breve addestramento, avrebbero dovuto essere inviati subito in congedo. In base alla seconda concezione, le unità operative dovevano essere costituite da militari di leva, mentre doveva venire predisposta, fin dal tempo di pace, una « grande int~laiatura », per poter mobilitare, in caso di necessità, un numero notevole d: grandi unità. Entrambe le soluzioni presentavano vantaggi e svantaggi. Fu scelta la seconda probabilità perché si ritenne troppo elevato il costo di un esercito di volontari. Qui si può solo osservare che, all'inizio degli anni trenta, considerando l'_accre~ciuto costo e_l'accresciuta complessità dei materiali, sarebbe stato opportuno nesam1nare la questione. 108
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