La politica estera dell'Italia fra le due guerre (I) politica deflazionistica adottata, stava conoscendo, particolarmente in alcuni settori 18 , una certa ripresa, alla quale si affiancava un notevole impegno nel settore delle opere pubbliche 19 • Si trattava comunque, almeno per allora, di premesse i cui sbocchi non apparivano molto chiari. Come la politica estera, la politica economica del fascismo era largamente condizionata dagli eventi internazionali, oltre che dall'indebitamento del paese verso l'estero, reso più necessario dal deflazionismo ad oltranza adottato in quel periodo. La politica estera « in tono minore» era anche imposta da questa situazione. Il regime aveva cominciato a costruire gli strumenti giuridici e tecnici per il controllo dell'economia, ma probabilmente non c'erano ancora idee chiare sugli indirizzi da conferire all'economia stessa. E quindi non era ancora possibile orientare quest'ultima, come sarebbe avvenuto più tardi, in funzione della politica estera. Nel periodo della politica estera « in tono minore» mancò anche un chiaro indirizzo di politica militare. In realtà, non solo per quegli anni ma anche per tutto il periodo che intercorse fra le due guerre mondiali, è piuttosto « ottimistico » parlare di politica militare ita_liana. Le tre Forze Armate seguirono tre direttrici distinte che avevano una sola cosa in comune: la mancanza di un indirizzo unitario. Probabilmente i programmi più realistici furono quelli portati dalla Marina, con la costruzione di incrociatori e naviglio leggero e l'elaborazione di progetti di navi maggiori 20 , da realizzare se la situazione internazionale lo avesse imposto, mentre l'Aeronautica, in mancanza di un 18 Lo sviluppo dei vari settori fu diverso: notevole fu, tra il '28 e il '29, l'incremento della produzione siderurgica e metallurgica; intenso fu anche lo sviluppo delle industrie meccaniche, dell'industria chimica, delle industrie tessili e dell'industria elettrica. Questi sviluppi, comunque, non eliminarono i fondamentali squilibri dell'economia italiana e non ridussero sostanzialmente la dipendenza del paese dall'estero. 19 La politica delle opere pubbliche fu volta in particolare al potenziamento di alcuni settori, importanti sia per motivi economici che per motivi militari: furono riorganizzate le Ferrovie dello Stato, fu istituita (27 maggio 1928) l'Azienda Autonoma Strade Statali, e fu intrapreso il potenziamento dei porti di Genova, Napoli e Trieste. Anche questa politica, pur con i suoi indubbi risultati, non contribuì sostanzialmente a modificare gli squilibri esistenti. 20 In quel periodo furono costruiti i sette incrociatori pesanti delle classi Trento e Zara e vari incrociatori leggeri della classe Condottieri. Furono anche portati avanti i programmi per la costruzione di varie· classi di cacciatonpediniere (Sella, Sauro, Turbine, Navigatori, Dardo, Folgore, Maestrale) e di altre unità minori. Per le navi maggiori, furono elaborati progetti di massima relativi a navi da battaglia da 23.000 e da 35.000 tonnellate (questi ultimi, alcuni anni più tardi, avrebbero dato luogo a realizzazioni concrete). Furono anche studiati dei progetti di portaerei destinati a rimanere sulla carta. 107
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