Nord e Sud - anno XX - n. 159 - marzo 1973

La politica estera dell'Italia fra le due guerre (I) addirittura un fantasioso progetto di « blocco continentale » in funzione anti-britannica, passò all'estremo opposto, schierandosi a fianco della Gran Bretagna per svolgere opera di n1oderazione nei confronti del governo francese. È difficile comprendere gli obiettivi di questi suoi primi passi. Del pari poco chiari appaiono i suoi scopi in occasione della crisi di Corfù. È probabile che egli volesse impadronirsi dell'isola col pretesto dell'uccisione - avvenuta il 27 agosto 1923 in territorio greco vicino al confine albanese - di alcuni ufficiali italiani in missione internazionale. Comunque, di fronte alla decisa reazione britannica, fu costretto un'altra volta a fare macchina indietro ed a tenere conto, come egli stesso disse, della « lezione di realismo venuta dall'altra parte della Manica ». Poco dopo, con l'assunzione del « Foreign Office» da parte di Austen Chamberlain, ebbe inizio quella collaborazione italo-inglese che doveva prolungarsi fin quasi al 1935. Non meno contraddittoria fu la politica mussoliniana nei confronti della Francia, della Germania, dell'Europa danubiana e balcànica e dell'applicazione dei trattati di pace. La Francia era la più decisa sostenitrice della sistemazione nata dai trattati di pace, sui quali fondava la sua sicurezza, e si opponeva ad ogni idea di una loro « revisione ». Perciò, dopo la caduta della garanzia ame-: ricana (e della collegata garanzia inglese) contro la Germania, si era preoccupata di equilibrare con un sistema di alleanze la possibile ripresa tedesca, prima appoggiando la Polonia contro la Russia e poi sostenendo la Piccola Intesa 6 , formata dalla Cecoslovacchia, dalla Romania e dalla Jugoslavia. Tutto ciò portava gli interessi francesi a sovrapporsi ed a scontrarsi con gli interessi italiani nell'area danubiano-balcanica. Ovviamente, le ripercussioni più sensibili di tali contrasti si manifestavano nei rapporti fra l'Italia e la Jugoslavia, dominati non solo dalla controversia confinaria che continuava ad opporre i due paesi ma anche dal più vasto gioco nel quale entrambi, volenti o nolenti, erano coinvolti. L'insoluto problema tedesco faceva da sfondo a questa situazione. Né la Francia né l'Italia avevano interesse a veder risorgere la Germania: la prima per il tradizionaie contrasto che la divideva dalla sua 6 All'inizio la Francia mirò a fare dell'Ungheria il fulcro della sua politica danubiana e arrivò ad assumere, nei confronti delle clausole territoriali della pace del Trianon, un deciso atteggiamento « revisionista ». Si oppose perciò alle manovre del cecoslovacco Benes per la costituzione della Piccola Intesa. In un momento successivo, però, modificò radicalmente il suo atteggiamento, schierandosi decisamente a fianco degli Stati « anti-revisionisti » dell'Europa centro-orientale, ossia appunto degli Stati della Piccola Intesa .. 101

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