Nord e Sud - anno XX - n. 159 - marzo 1973

Vittorio Barbati gara che minacciava di compron1ettere la già precaria stabilità econo1nica delle potenze interessate, venne concesso all'Italia di disporre dello stesso tonnellaggio di navi da battaglia e portaerei 5 della Francia: 175.000 e 60.000 tonnellate. Questa parità fra le due « sorelle latine » - che la Francia rifiutò di accettare per le altre categorie di navi - costituì il principale motivo di contrasto durante le trattative che precedettero l'accordo: l'opposizione francese fu superata solo grazie ad un energico intervento del Segretario di Stato americano Hughes. In realtà, in questa controversia, sia la Francia che l'Italia avevano la loro parte di ragione: la prima aveva impegni molto più ampi di quelli della seconda; questa , a sua volta, doveva tener conto, per il mantenimento dell'equilibrio mediterraneo, anche della presenza nello stesso di un'aliquota della flotta britannica. Comunque, la parità rappresentò un indubbio successo per l'Italia. Ma questo successo si sarebbe rivelato, negli anni successivi, foriero di una rivalità che non avrebbe giovato a nessuna delle due nazioni. I primi anni della politica estera fascista Il 28 ottobre 1922 il panorama italiano cambiò. E cambiò anche, sotto molti profili, l'impostazione della politica estera italiana. Tuttavia è difficile dire fino a che punto la politica estera mussoliniana rappresentò un distacco netto dal passato e fino a che punto, invece, ne costituì una continuazione con metodi diversi. Mussolini abbandonò spesso i metodi classici della diplomazia per prendere iniziative azzardate, improvvise ed, imprevedibili. Ma in alcune questioni seguì, almeno in parte, le linee tracciate dai suoi predecessori: la tendenza all'espansione nell'area danubiano-balcanica, l'impostazione di un'ambiziosa politica navale, il perseguimento di una politica di grande potenza, spesso al di là delle possibilità del paese, non rappresentarono del tutto delle innovazioni mussoliniane. Mussolini semmai accentuò, talvolta fino all'esasperazione, molti difetti « tradizionali » della politica italiana. I primi atti della sua politica estera furono contraddittori. In un primo momento, tentò, senza successo, di rimettere sul tappeto la questione dei « mandati ». Poi, in occasione dell'occupazione franco-belga della Ruhr, dopo essersi schierato a favore della Francia, formulando ·s Con tale trattato, per tutte le potenze contraenti, furono stabiliti i limiti massimi di dislocamento delle singole unità: per le navi da battaglia, 35.000 tonnellate, con artiglierie principali di calibro non superiore a 406 mm; per le portaerei, 27.000 tonnellate, con artiglierie principali di calibro non superiore a 203 mm (non fu fissato nessun limite per il numero degli aerei da imbarcare). 100

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