Vittorio Barbati e di Lloyd George. Wilson arrivò addirittura ad affermare - e non era vero 3 - di ignorare quegli accordi conclusi dai suoi alleati che contrastavano con le sue vedute. E forse con le sue simpatie. Fra questi, in primo luogo, c'era il Patto di Londra. In verità, nei confronti di tale Patto, tutte le potenze interessate, Italia compresa, si comportarono ambiguamente. Gli italiani lo invocarono per assicurarsi i vantaggi territoriali che esso prevedeva e, nello stesso tempo, fecero appello al principio di nazionalità per chiedere Fiume, che in esso non figurava. Wilson, come si è detto, « volle » ignorarlo. Gli anglo-francesi, pur dichiarando formalmente, e non potevano farne a meno, di volerlo rispettare, cercarono di svuotarlo almeno in parte di contenuto. Il risultato fu che la questione si incancrenì e continuò per anni ad avvelenare i rapporti internazionali. Per obiettività, bisogna dire che le rivendicazioni italiane, pur non essendo giuste al cento per cento, avevano un certo fondamento. Non erano giuste al cento per cento perché, se fossero state accolte integralmente, avrebbero portato forti minoranze slave nei confini italiani. Avevano un certo fondamento perché, in un mondo che continuava ad essere dominato da spietati rapporti di forza, l'Italia aveva l'assoluta necessità di acquisire frontiere strategicamente sicure e di aver voce in capitolo in un equilibrio, quello danubiano-balcanico, che per essa era vitale. Queste aspirazioni, però, urtavano contro interessi sostenuti da una forza contrattuale maggiore di quella italiana. In tali condizioni, molto difficilmente l'Italia avrebbe potuto ottenere di più di ciò che ottenne anche se i suoi rappresentanti, Orlando e Sonnino, non avessero ad un certo punto abbandonato la Conferenza. Questo fu probabilmente un errore, perché gli assenti finiscono sempre con l'aver torto (e infatti durante l'assenza della delegazione italiana venne deciso il destino dell'Asia Minore). Comunque la contesa era troppo ineguale. Così, all'indomani della pace, l'Italia entrava nel novero delle nazioni insoddisfatte. E questo avrebbe pesato per molti anni sulla sua politica. I governi che si succedettero nell'immediato dopoguerra vissero sotto il segno della precarietà. Dopo l'insuccesso alla Conferenza della pace, il governo Orlando cadde. Gli successe, nel giugno 1919, il governo Nitti, che si trovò subito alle prese con la « patata bollente » di Fiume, 3 Dalle carte del colonnello House, principale collaboratore di Wilson, pubblicate nel 1926-28, risulta che il 18 maggio 1917, il ministro inglese lord Balfour presentò al Presidente Wilson i testi integrali dei trattati relativi all'intervento dell'Italia e della Romania, dell'accordo Sykes-Picot e di altri importanti documenti. 98
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