Alberto Breccia Fratadocchi tori della chimica secondaria non si rilevano una struttura ed una competenza negli Enti di stato sufficienti a fare da supporto ad una Società di ricerca. Occorrerebbe in questo caso una specifica politica di incentivi economici per indirizzare gruppi di ricercatori a specializzarsi in questi settori. Le Società di ricerca comporterebbero pertanto inizialmente un bilancio di 4,0-4,5 miliardi/anno. Con un incremento medio annuo del 1520 % differenziato fra le varie Società. Gli Enti promotori di queste Società potrebbero essere l'I.M.I., l'I.R.I., la Montedison, l'E.N.I.; queste ultime due alternativamente secondo le direttive del C.I.P .E. In sintesi gli Enti di ricerca statali potrebbero contribuire allo sviluppo della chimica secondaria con un capitale d'impianti di oltre 12 miliardi, tutti ad avanzata tecnologia e di circa 3,5 miliardi fra personale e dotazioni di funzionamento, valutazioni fatte secondo il metro dello Stato, onde un professore universitario ha uno stipendio di L. 300.000 mensili contro le L. 800.000 di un equivalente dirigente industriale. In un siffatto programma il problema più impegnativo e complesso sarebbe l'opera di convinzione da fare presso il personale e gli Enti di stato ed il personale ed i laboratori industriali per una proficua collaborazione ai fini di una ricerca coordinata e finalizzata. Ma recenti esperienze in pieno sviluppo, sui fitofarmaci e sulle catalisi, fanno sperare bene anche per gli altri settori. Un ultimo accenno alla distribuzione territoriale delle società di ncerca. Sulla base delle caratteristiche che la sòcietà di ricerca per la chimica secondaria dovrebbe avere, la scelta della città dovrà basarsi sulla presenza nella zona di un'area di ricerca integrata e di facoltà scientifiche pronte alla collaborazione. Nel Mezzogiorno le sedi più vantaggiose si presentano Napoli e Roma, seguite da Bari e Catania. Per la prima esiste già il progetto per un'area integrata di ricerca del C.N.R.; a Bari opera già, nella zona industriale, un nucleo di laboratori di vari Enti (ENI, CNR, Breda ecc.) che potrebbe configurarsi come un'area di ricerca. A Catania esistono già ottimi presupposti nell'ambito universitario. A Roma, soprattutto ad opera dell'ENI e del CNR si è già formato un attivo centro integrato di ricerche. Nel restante territorio nazionale, escludendo Milano che impegna già le sue forze con le grandi industrie, le sedi più propizie sarebbero gli assi Firenze-Pisa; Padova-Venezia; Bologna-Ferrara e Torino. A Bologna e Padova sono già in avanzata fase di avviamento aree integrate di ricerca ad opera del CNR, dell'ENI e di altre industrie, 66
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==