Arg01nenti nore svantaggio rispetto alla competizione internazionale e dà la possibilità alle industrie nazionali di recuperare la presunta arretratezza tecnologica se tempestivamente si predispongono interventi dello Stato e dei privati. In che modo? Si è detto prima che i mezzi per attuare lo sviluppo della chimica secondaria sono una nuova strategia, personale competente, bilancio adeguato, strutture organizzative snelle ed efficienti. La chimica secondaria, proprio perché avviata a rapida obsolescenza, necessita di ingenti e percentualmente elevati investimenti per la ricerca, non sempre sopportabili, almeno nella fase iniziale, dalle industrie. Di qui il necessario intervento dello Stato con incentivi diretti a fondo perduto, con agevolazioni fiscali e creditizie, con l'impegno dei suoi Laboratori e del suo personale di ricerca, con lo sviluppo di società di adeguate dimensioni e strutture. Questi ultimi due aspetti rientrerebbero nella nuova strategia di sviluppo della chimica. La strategia proposta dovrebbe, infatti, essere imperniata su tre punti: tener conto dell'esigenza di salvaguardia e ripristino dell'ecosistema naturale quale limite di fondo dei prodotti da mettere in commercio; mobilitazione e finalizzazione delle ricerche di chimica degli Enti e Laboratori statali, anche universitari, sugli obiettivi nazionali della chimica secondaria; creazione di società di ricerca che operino sul sistema di contratti e commesse, con durata limitata (quinquennale-decennale). In sostanza, prefissato come ovvio obiettivo lo sviluppo dei fitofarmaci (produzione nazionale, senza partecipazione straniera, minore del 20% rispetto al consumo); dei farrnaci (produzione nazionale senza partecipazione straniera minore del 30% rispetto al consumo, con una brevettistica nazionale inferiore ali' 1%o rispetto a quella mondiale); dei cosmetici (produzione nazionale senza partecipazione straniera: circa il 10% ); dei detersivi (produzione nazionale minore del 25% ); di nuove sostanze polimeriche ; di nuovi fertilizzanti ecc., occorre predisporre progetti al di fuori della linea tradizionale, indirizzati a prodotti della « nuova generazione ». Ma, per far questo, occorre personale tecnico e scientifico particolarmente competente. A livello industriale il corpo dei ricercatori e dei tecnici della ricerca da adibire allo sviluppo avanzato della chimica secondaria è decisamente esiguo, anche se le statistiche n~ « gonfiano » l'apparato, includendovi tutto il personale non specificamente dedicato alla produzione corrente: basti considerare che la Montedison denuncia oltre 3000 addetti al}a ricerca, di cui almeno 1.200 laureati, mentre i contributi reali alla ricerca ed all'innovazione vengono portati da non più di 63
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